mercoledì 23 gennaio 2008

Etichette denigratorie, stereotipi e pregiudizi

[...cammino per le vie di Trieste, quando giunta in Via Carducci un venditore ambulante mi ferma per chiedermi dei soldi. Io gli spiego che non ne ho, ma lui mi prende per il maglione e mi scuote, urlando che vuole i miei soldi. Immediatamente si accende nella mia mente l'idea, il concetto di pensiero (sono viva, dunque, pensai: cogito ergo sum...) e subito dopo la categoria immigrato, marocchino... Stavo categorizzando attraverso lo stereopito del marocchino l'uomo dinanzi a me.
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Il palazzo in cui mi trovo è molto molto grande, e so che è popolato da razzisti, orgogliosi d'esser tali: imprenditori nordisti, iscritti alla lega, votanti la lega, abbonati a "La Padania" e perchè no pure a "Il Giornale". Mi sento sia a mio agio, che a disagio: col nuovo governo noi commercianti abbiamo avuto molti controlli, ingiusti, che hanno messo in discussione la nostra buona condotta in termini lavorativi, nonchè sociali. Eppure non ho mai e poi mai desiderato una secessione, e nemmeno una secessione fiscale, argomento trattato dai nordisti nella grande sala in quel momento. Tutti portano il fazzoletto verde e stanno discutendo sulla preparazione di di una battaglia: nordisti contro sudisti. Mia mamma si propone come crocerossina a patto d'indossare la croce verde e non rossa; mio papà invece propone la costruzione dello Stato di Trieste.
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Ed ecco arrivare Giorgio, Tiziana e Federico. Federico, dall'aria minacciosa tiene in mano una piccola balestra. "Colpirò sul naso tutti coloro i quali non voteranno destra alle prossime elezioni" urla, rivolto soprattutto a me. Giorgio e Tiziana mi fanno ragionare, inutilmente, sul perchè sarebbe meglio se io dessi il mio voto a Fini o a Calderoli, piuttosto che a Pecoraro Scanio o a Bertinotti, ma non capiscono che quella non è la mia strada. ...
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Mi sposto in un'altra stanza dove osservo un ossessivo-compulsivo che mi chiede aiuto. Io gli spiego che non sono ancora una psicoterapeuta, ma che lo sarò. Dunque decido di mandare una lettera al Ministero per farmi assumere come insegnante di filosofia.
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Sono ora davanti a Fioroni, il quale mi dice che non posso diventare un'insegnante di filosofia perchè secondo lui non so nulla. Allora, particolarmente arrabbiata ed irritata chiedo a lui, laureato in medicina e chirurgia cosa ne vuole sapere di filosofia. Mi dice che ho ragione, pertanto mi concederà di esser supplente, ma non insegnante! ...]

domenica 20 gennaio 2008

Due in uno

[...mi trovavo in America e dovevo scappare da quegli uomini cattivi, i quali se mi avessero preso mi avrebbero dapprima violentata, poi buttata nella salamoia della zona industriale. Correvo per i boschi americani, scappavo, cercando di comunicare telepaticamente con Yola e Ceci, che si erano fatte ingannare dagli uomini cattivi e non erano fuggite assieme a me. I boschi dalle sembianze labirintiche, erano infiniti, molto simili al labirinto del Belvedere viennese. Più correvo e più sentivo, percepivo i sospiri degli uomini cattivi dietro di me: erano lenti, ma seguivano ogni mio passo... alla mia destra c'era un'inifinta distesa verde, alla mia sinistra delle grandi siepi che mi separavano dalla strada e di fronte a me solo ghiaia, bianca ghiaia senza una fine.
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Erano ormai le 4 di pomeriggio, tra poco avrebbe fatto scuro e non potevo scappare col buio: di notte uscivano dalle loro tane i violentatori e i maniaci. Continuavo a correre. Riuscì ad uscire dal labirinto e subito dinanzi c'era una casa: non era una casa qualunque; era la casa di qualcuno che conoscevo! Quella era la prima casa del rione Greece, peccato che non riconoscessi nulla di quello che c'era la. Ed ecco che dal nulla comparvero da dietro un angolo Ceci e Yola: avevano il fiatone, ma sembravano abbastanza calme. Blateravano qualcosa, ma non capivo quel che mi cercavano di dire. Io me ne infischiai dell'ora tarda, di quel che mi dicevano loro e del buio che stava scendendo: continuai a correre vero l'infinito.
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Girato l'angolo mi si presentarono davanti degli uomini dalle sembianze zoombiche, uno di loro mi prese ed iniziò a sbattermi la testa su una grande pietra. Io urlavo, mi dimenavo, ma lui cercava di spogliarmi per violentarmi. Nella mia testa risuonavano le parole di Ceci e Yola: te l'avevamo detto di non viaggiare col buio. Loro infatti erano rimaste ospiti dalle persone che abitavano quella famosa casa, conosciuta e sconosciuta allo stesso tempo. Perchè avevo viaggiato di notte? perchè dovevo raggiungere la casa di Norma al più presto!
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In qualche strano modo, difficile da comprendere, riesco a scappare dal maniaco. Di corsa torno alla conosciuta, sconosciuta casa abitata. ...]

venerdì 18 gennaio 2008

Il silenzio et alias

...son cose che fanno pensare...

L'importanza della Luna

[...Chiesi a mia mamma di chiuder la porta della camera, così potevo dormire più tranquillamente. Accesi la TV che c'è in camera mia (quale TV???) e guardai la luna che c'era in cielo, talmente luminosa e splendente che riusciva ad illuminare la mia camera come fosse giorno. Cambiavo canale rapidamente: c'erano solo film horror per tv... su un canale c'era "la bambola assassina", su un altro "it, il pagliacco", finchè non mi fermai sul canale in cui c'erano dei bambini con la sindrome di du champ... poveri bambini, pensai, somigliano proprio alla luna! quelle immagini mi spaventavano e decisi di chiuder tutto. Chissà perchè, nascondendo la testa sotto le coperte, mi erano rimaste in mente le facce di quei poveri bambini... e il sorriso di quell'enorme luna che era molto simile sia nel cielo, sia nel programma televisivo.
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Era notte fonda, forse le tre o le quattro. Ma era ora di andare in Via sant'Anastasio a vedere i voti di neuroanatomia. Uscii di casa assieme a mia mamma e davanti la facoltà trovai Yola, Claudia e tanta altra gente conosciuta e sconosciuta allo stesso tempo. Il mio prof aveva esposto i voti non in base al nome dello studente, bensì in base al voto. C'era un grande tabellone, alcuni 30 e lode tra cui io, Yola, sua cugina e Valentina... il voto più basso era un 28. ...Che storie pensai... d'altronde l'esame era quel che era.
Seppi improvvisamente che molti della mia facoltà avevano cambiato facoltà! Beati loro: chissà se potevo farlo anch'io... li invidiavo... finalmente avrebbero studiato quel che piaceva loro e non psicologia... Promisi a me stessa che mi sarei informata per cambiare facoltà. ...]

giovedì 17 gennaio 2008

Lontananza notturna

"... Marco sarebbe partito per la Spagna a breve. Dovevo assolutamente salutarlo, perchè pochi giorni dopo io sarei partita di nuovo per l'America. Per il TG fecero un servizio su coloro i quali avrebbero ospitato a casa propria Marco. Tale persona era una vecchietta nordica, bassina, dai capelli bianchi, magrissima e dal cuore montanaro, questa infatti possedeva in casa una sorta di porta spazio-temporale, che se oltrepassata l'avrebbe condotta immediatamente in sud-tirol. Ma non era tutto: la simpatica vecchina era pure la padrona del cane Lessie, il cui nome però non era Lessie, ma Rex!
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Marco ormai era partito. Chissà se ero riuscita a salutarlo! Sapevo che entro pochi giorni avrei preso l'aereo per tornare in America... chissà se avevo voglia di parlare nuovamente l'inglese, forse no... anzi... quasi sicuramente no... Questa volta non sarei partita con mia nonna, bensì da sola assieme alla mia Coscienza (Coscienza sei tornata nei miei sogni... era da prima che io tornassi con Marco che eri sparita, e torni proprio nei momenti di bisogno). La mia Coscienza era sempre uguale, silenziosa, invisibile, ma presente, terribilmente presente... sapeva sempre quel che facevo e quel che faceva; sapeva sempre cosa combinavo e cosa combinare.

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Fa terribilmente freddo in questa casa immersa nel prato irlandese, e cosa non vedo lì: le montagne bellunesi! Strano: mi trovo in America, in una casa americana immersa in un prato irlandese, fuori c'è sempre quel laghetto, che sembra così vicino, ma è irraggiungibile, e da lontano posso scorgere le montagne bellunesi... chissà perchè loro considerando che non sono il mio amore, a differenza delle dolomiti o delle montagne dei Great Lakes... mah!
Faceva sempre più freddo.
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Scorgo in lontananza la carovana di quelli della Brivido (la mia compagnia di carnevale muggesana), che arrampicati su carretti e carri mascherati di tutti i colori mi venivano in contro.
D'altro lato esce dalla casa una vecchia molto simile alla vecchia che stava ospitando Marco in Spagna, ma non era lei, chissà forse era sua sorella...
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Tra poco sarebbe arrivato il 10 febbraio; io ero in America, e la Coscienza mi fece riflettere su come sarei potuta arrivare dall'America alla Spagna, considerando che avevo promesso a Marco che sarei andata a trovarlo... come ci sarei arrivata? gli aerei ci mettevano settimane per arrivare a Madrid, e da Madrid avrei dovuto cavalcare fin Valencia e per strada avrei trovato quasi sicuramente i "mutanti", quelli che hanno mutato forma ed aspetto, molto simili a quelli del film "Io sono leggenda". Come potevo fare? e la Coscienza mi aiutò trovando la soluzione al mio problema: avrei raggiunto Marco con la forza dell'amore (pensiero alquanto astratto ed astruso...) perchè lo sai Giara, mi diceva, se desideri qualcosa la puoi ottenere. ..."

P.S. brutti stronzi della ryanair non cambiate il prezzo degli aerei che sennò non posso andare in Spagna a trovare mio moroso! e se lo cambiate do i soldi del mio biglietto alla Vueling e non a voi! Oppure ci vado a piedi o a cavallo di Mimi e Pru!

martedì 15 gennaio 2008

Momenti comunicativi

Salgo sull'autobus, timbro il biglietto se c'è, cerco un posto, mi metto comoda ed inizio ad ascoltare...
- Ciau cara, saludime tanto i fioi e danghe un baso grande grande... che dio ne preservi
- Co gavevo venti anni che lavoravo in fabrica 'ndavo a lavorar anca co iera strangolini... perchè mio marì gaveva le riode coi ciodi
- Dialogo tra moglie e marito; lei: "Arda i ga serà el negozio de sanitari"; lui: "negozio de cossa?"; lei: "de sanitari"; lui: "sanitari? cossa saria po' 'sti sanitari!?"; lei ormai infastidita: "Ma dai sanitari... lavandini..."; lui la interrompe: "ma cossa i cessi?"
- Dialogo tra due donne di circa 60-70 anni (era il 28 dicembre); una: "la savessi che bon che ga ordinà mio fio per la vigilia"; l'altra: "iera carna o pesse?"; una: "no no el ga ordinà carne"; l'altra: "e iera bon? cossa gavè magna"; una: "ma siora mia, el ga 'pena de 'ndar a ritirar... magneremo ben tra un do giorni"; l'altra: "la vardi che la vigilia iera un per de giorni fa"; una: "ma cossa la parla? che ogi semo el 28..."; l'altra: " 'punto... el 24 xe za passà"; una: "e ma mi intendevo la vigilia de capodanno, miga de nadal!"

E pensare che i concetti da comunicare son sempre quelli: sono i metodi comunicativi che differiscono tra due persone.

domenica 13 gennaio 2008

Oggi scrivo prima di sognare

Primo anno di psicologia, fedele a Freud e Jung e del tutto contraria ai moderni cognitivi comportamentali, nonchè ai più arcaici gestaltici. Non esistono solo loro, per fortuna no.
La gente oggigiorno, nel momento in cui consapevole d'esser in crisi con se stessa, col compagno, o con qualche altro importante ente della propria vita, prende atto del bisogno dello psicoterapeuta, apre le pagine gialle e chiama un numero a caso, oppure chiama l'amica affinchè questa gli dia il numero del suo ultimo psicoterapeuta... tutto ciò non avendo la minima idea di quale sia la fede dello psicoteraputa.
Quando hai mal di denti vai dall'odontoiatra, quando hai problemi agli occhi vai dall'oculista...
Perchè il senso comune e la gente con esso tendono a generalizzare tutti gli psicoterapueti? e con loro pure gli psicologi?

Ora piove e mi chiedo, come spesso accade, se questa sia la strada giusta... o se non avessi fatto meglio e rinchiudermi tra i miei autori greco-latini e tra i miei costrutti grammaticali più o meno moderni...

sabato 12 gennaio 2008

Questa notte sapevo dov'ero

Di notte si sogna: persone, oggetti, ambienti, animali, luoghi, aspetti trascendenti ed essenziali della propria vita.
Questa notte sapevo dov'ero, sapevo dove mi trovavo e verso dove stavo andando.
Sapevo che il mio corpo, malato, sudato, febbroso, si trovava nel letto di mia mamma; gli occhi erano chiusi, quasi raccolti nel sonno; la testa con i capelli, che più si bagnano più diventan ricci, nascosti dalle coperte.
Sapevo pure che i miei pensieri non avevano un nome... come ne avevano infiniti di nomi.
"... chissà se mia mamma capiva cosa fosse il modulo A, quel modulo che stava morendo, non lo sapevo neppure io. E chissà se sapeva la reale storia dei Molk, quella che sapeva pure mio papà. E la risposta da parte della mamma sul nome "siluro molk" fu: chiedighe a Freud cossa el pensa dei siluri in mancaza del moroso che xe in Spagna.
Capii in quel momento che il mio corpo rimaneva a Trieste, ma che il mio pensiero sarebbe potuto arrivare in Francia e lo spirito in Spagna..."

[Le stranezze oniriche aumentano, l'interpretazione è più difficoltosa e la lontananza non aiuta.]

giovedì 10 gennaio 2008

Ripetuti drammi

Chiamo mia nonna "sono a Salisburgo, proprio sotto la pista nera. Guarda che qui son tutte nere, vuoi venire comunque a sciare?" Lei acconsente e dice che tanto è brava e scende giù da ogni pista. Non siamo nel 2008, ma nel 1992; e benchè la gente sia vestita con abiti degli anni '70 so che siamo nel '92.
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Alzo gli occhi verso l'alto quando vedo la gente che fa festa in rifugio; questo è a picco con sotto un enorme burrone... la gente salta, ride, beve e mangia, ed è vestita con la moda degli anni '70. Pongo la mia attenzione verso una coppia: lei bionda, coi capelli corti e col giubotto rosa ed azzurro, dall'aria molto appariscente; lui dalla personalità e dall'aspetto anonimo, a prima vista. Mi accorgo che il rifugio sta crollando e che tutti urlano, in preda al panico. La coppia che prima osservavo cerca di salvarsi, ma precipita giù dal burrone, come tutti gli altri, come il rifugio stesso. Lei finisce sotto un grande masso; decido di correre ad intervistare il fidanzato: in lacrime, distrutto dalla sua morte, che si rivela improvvisamente finta: la donna si alza spostando il masso e dichiarandogli eterno amore.
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Entro in una grotta, grande ed illuminata con un grande lago, dentro cui si trova un grande iguana, che si rivelerà poi ben più d'un iguana! Questo mi guarda con la punta dell'occhio pensando di non esser visto e torna sott'acqua. Mi accorgo in quell'istante che nel momento in cui una persona passa vicino l'iguana, per quest'ultimo si "materializza" davanti ai suoi occhi uno spirito verde che gli reca consigli...
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Mi trovo su un dirupo, non come protagonista, bensì come spettatore: il protagonista è un piccolo uomo, basso, infantile che è al momento prigioniero dell'iguana, il quale non è più un iguana, ma un mostro gigante mangia uomini! L'iguana dice al piccolo uomo "Ora vieni qua che ti mangio" e l'uomo risponde "va bene, aspetta solo un momento". Quest'ultimo voleva correre molto velocemente fino ad arrivare dinanzi lo strapiombo e dunque buttarsi giù da questo per cadere nel mare sottostante. Inizia a correre, ma l'iguana lo prende con la mano per la testa e lo stritola.
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Seduta in cucina assieme a mio papà gli chiedo se è vero che il piccolo uomo viene mangiato dall'iguana, perchè questo era quello che avevo visto e lui mi dice "no, era tutta una farsa". E io mi accorgo che questa sua frase era stata detta per rendere a me la storia meno impressionante di quanto non fosse...

mercoledì 9 gennaio 2008

Per te

Buon viaggio Marco.

domenica 6 gennaio 2008

Incontri estivi

"... Era tardi, sempre e comunque tardi. Cercavo di sbrigarmi: mi era impossibile fare più veloce di quanto già facessi. Dovevo andare a quella "benedetta" festa di Pod (il quale era nel sogno una donna). Prima di andare alla festa dovevo preparare due valigie piene zeppe di vestiti; il motivo? era un requisito per entrare alla festa! Giravo con la macchina per le zone di Via Giulia e rotonda del boschetto, totalmente a caso, sapendo che era tardi!!!
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Che fame! Che fame! Presi il panino che stava nella mia borsa: prosciutto cotto tagliato grosso e formaggio. Inizia a guidare verso salita di Gretta: verso la panetteria che quand'ero alle elementari mi dava la merenda ogni giorno: the e pizzetta. Entrai e dentro vi ci trovai mio papà: strana cosa... mio papà non è abituato a frequentare quei luoghi; eppure parlava con la donna della panetteria come fossero amiconi di vecchia data. Le ordinò dei panini e del salmone affumicato (mah?!). Anch'io volevo un panino, ma non me lo diedero perchè stavo ancora mangiando il mio.
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Chissà chi lavorara ora nel tabacchino sotto la scuola. Chissà chi. Ecco chi: Giusy. Giusy Maranzana, sono cresciuta assieme a lei: ogni estate ci vedevamo in campeggio a Muggia ed eravamo grandi amiche all'epoca; ora? ora non sappiamo nemmeno se l'altra ancora esiste.
Ed accanto a lei si materializzarono dal nulla Nicole Sottile col nonno e Roberta Giorgini. Nicole mi chiese come andava col lavoro e con lo studio; le dissi tutto bene e le raccontai delle numerose volte che vedevo suo nonno in pescheria. Quale nonno? mi chiese... Bè, uno dei due, fu la mia risposta. All'improvviso m'accorsi che avevo lasciato l'auto posteggiata praticamente in mezzo alla strada e per di più avevo tirato in fuori lo specchietto così che potesse ingombrare maggiormente. Infatti stava arrivando l'autobus e sapevo che non sarebbe riuscito a passare in quella strettoia. Nicole, Roberta, Giusy ed il nonno di Nicole se ne andarono salutandomi da lontano con grandi cenni delle mani. Mio papà era sempre in panetteria.
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Monto in macchina per spostarla, ma non c'è abbastanza tempo: l'autobus sta per schiacciarmi. Cosa faccio??? cosa??? mi chiedo! Quindi mi siedo e la metto in moto, ma stranamente non riusciva a partire: era in salita e non c'era abbastanza benzina. Inizia a farla muovere col pensiero, dunque. Arrivata proprio dinanzi alle scuole elementari c'erano lì Riccardo e suo papà. Chiesi ad entrambi, giusto per confermare ancor di più la mia ignoranza in materia tecnico-scientifica cos'era accaduto alla macchina che fin pochi miuti prima non voleva andare in moto. Riccardo la guardò attentamente "E' stata la fusione fredda" mi disse. E suo papà facendo dei cenni con la testa confermò tutto ciò, orgoglioso del figlio, presto ingegnere. Io dissi "Ah si vero la fusione fredda" con aria saputella, non sapendo minimamente di cosa stessero parlando... Iniziò dunque a passarmi per la testa, come fanno a volte i pensieri casuali che poi non riesci più ad eliminare, il duale neutro greco: to, toin, toin, to. E continuavo a pensarci. Alzai lo aguardo verso Riccardo e suo padre e inizia ad interrogarli spocchiosamente su Marziale.

Solamente per una donna

Continuo a leggere nei tuoi occhi, nei tuoi gesti, nei tuoi sorrisi, nelle tue scritte.
Non sono la persona più indicata, anzi: non sono LA persona indicata per scrivere ciò a cui sto pensando; ma mi sento causa di quello che è.
Infatti non scriverò nulla e so pure che non avremo mai un rapporto normale, sincero, tranquillo, sereno perchè il passato, le situazioni, gli eventi ed i fatti ci hanno portato a comportarci nei confronti dell'altra in un unico modo. Quale? non riesco ancora a capirlo.
Ciò mi dispiace, ma mai si possono prevedere gli avvenimenti, tantomento le reazioni psico-emotive degli animi umani.
Spero, spero vivamente che un giorno qualcosa possa cambiare; e benchè non credo nella teoria di lasciar che le cose cambiano da se, io cercherò di far cambiare qualcosa, se tu lo desideri.

Invidia familiare

"...Tutti erano nella sua pescheria: io, i miei, Lara e molti dei nostri clienti. Persino mio papà, che ha un rapporto a dir poco pessimo con tale persone, stava facendo un ordine. Lara, invece, porgeva alla pescivendola, moglie di colui con cui mio papà non ha un bel rapporto, la lista della spesa di suo fratello. Io guardavo, consapevole che era tutto un sogno.
La spesa di mio papà fu assai strana: pesce persico a 12.80, trota bianca a 5.80 e seppie francesi a 8.80. Mi chiesi dove era finito il suo buon gusto; ma a confermare la sua temporanea pazzia fu la sua scelta di comprare un'oca secca. L'oca era diversa, molto diversa da una normale oca: era spelacchiata, grigia, quasi imbalsanata, simile a quelle che vendono i cinesi della ChinaTown newyorkese, pensai.
Mia mamma gli urlava "Livio, te sta 'ndando fora de testa! Che cazzo te fa?" Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Lui voleva comprare quei pesci che ha sempre odiato, disprezzato e considerato "pessi de merda". Lara cercava di convincerlo a comprare seppie nostrane, calamaretti, canestrelli nostrani, san pieri, branzini di valle... ma non c'era nulla da fare.
Nel frattempo io mi guardavo attorno divertita dalla pazzia che stava divagando come fa un virus. I clienti, quelli che son sempre stati nostri clienti, iniziarono a spogliarsi nel bel mezzo della pescheria, per nulla consapevoli delle loro azioni.
Cambio scena
Aspettai che la situazione si calmasse per osservare con maggior attenzione e tranquillità il banco: tutto era come sempre, se non che l'ala destra aveva in mostra animali mai visti in vita mia: teste mezze umane e mezze marine, organi interni di qualche strano essere e similaria. Presi il mio blocco e comincia a prendere appunti: la gente doveva sapere. ..."

[Mondo reale: mi manca terribilmente scrivere per Il Piccolo, mi manca il latino, la grammatica, la sintassi... e tutto ciò che concerne il mondo letterario]

Impressione parigina


"...Eravamo lì io mio nonno e mia nonna, a Parigi, era la prima volta che vedevo la città, eppure si mostrava diversa da come l'avevo sempre immaginata: grigia, distrutta, e anch'essa come Trieste possedeva una Piazza Oberdan. Da lì pensai che molte altre città avevano una Piazza Oberdan, e chissà perchè no pure una ripida salita medievale, come quelle che ci sono a Rovigno per arrivare alla chiesa di Santa Eufemia, cosa che si confermò immediatamente dopo. Mia nonna sparì all'improvviso, aveva altro da fare che venire a mangiare con me, mio nonno, alice, carlo, claudia, samu. Loro ci aspettavano già dentro: io ero in ritardo e mio nonno aspettava me.
Cambio scena
In mezzo ad una piazza, molto simile a Piazza del Campo, c'erano 4 o 5 uomini a cavallo che con la loro spada uccidevano tutti i passanti. Questi uccisori saltavano fuori dal sottosuolo come scarafaggi, vestiti di nero, con un grande mantello ed una maschera. Estraevano la loro grande spada ed iniziavano ad infilzare chiunque passasse di la. Io ero su una carrozza, e la loro regina, una donna anch'essa vestita di nero, ma dall'aria allo stesso tempo temibile e buona, mi vide, e invece che darmi in pasto alle loro lame, mi nascose sotto la sua gonna. Il motivo? ero solo una bambina, infatti avevo 4 anni. Questa scena mi riconduceva al medioevo, età che rimembravo con un pizzico di malinconia.
Cambio scena
Finalmente andai verso il ristorante. Tutti erano parecchio infastiditi dal mio perenne ed ormai cronico ritardo. Finito di mangiare uscimmo dal ristorante. Era sera. Io sapevo che se fossi montata su una delle pietre del lastricato, non stabili, immediatamente i cavalieri sarebbero usciti dal sottosuolo per uccidermi: ormai non ero più una bambina di 4 anni. Io lo sapevo, tutti lo sapevano che la morte poteva arrivare da un momento all'altro: questi cavalieri erano come i bambini rumeni che vivono nelle fogne di Bucarest... loro uscivano dalle lastre di pietra, questi ultimi dai tombini. Questo fu il pensiero che feci. ..."

Cambio blog

Ho pensato, ora, pochi minuti fa, leggendo l'ultimo commento che Andrea ha lasciato ad un mio vecchio post: è ora di cambiare blog.
Quel blog non mi appartiene più.
E' passato troppo tempo dall'ultima volta che nutrivo dei sentimenti, quei sentimenti di cui parlo nel vecchio blog. Ma quello deve rimanere là, in ricordo del mio passato.