venerdì 6 febbraio 2009

La mia morte

Ho sognato spesso situazioni nelle quali rischiavo di morire, ma sempre, riuscivo a salvarmi... o mi svegliavo, o scappavo, o facevo delle lunghe ed acrobatiche capriole.
Questa notte invece, di fronte alla morte, sono morta... durante il sogno non ho fatto nulla per scappare dalla morte. Mi sono lasciata andare.
La cosa mi sembra abbastanza emblematica, e non so se si ricolleghi più al morbo di crohn, all'ovaio policistico, alle mie caratteristiche border-line o ai miei attacchi di ansia. O forse non è nient'altro che tutto ciò mescolato... ed il sogno è solamente la ciliegina sulla torta!

Comunque...

Stavo lavorando in pescheria (di sera), quando arrivò un gruppo di cinque donne che si misero fuori ordinando una bottiglia di ribolla gialla. Una di queste donne, bionda e molto riccia, quasi dai capelli crespi, tendeva a comandare le altre, dicendo se potevano mangiare o meno. Infatti un'altra venne da me e in segreto mi ordinò qualche sardone (alici), gambero e pedocio (cozze) fritto da portare per asporto. Io rientrai e mi feci passare da mia mamma, che era dietro il bancone, 5 bicchieri e la bottiglia di vino.
Nel frattempo arrivò un uomo, barbuto, alto, vecchio, dall'aria francese e colta. Questo si piazzò davanti al bancone, ed iniziò a chiedermi se per cortesia lo servivo. Io gli dissi che doveva avere pazienza un attimo perchè stavo servendo le signore.
Lui nel frattempo si fece servire da Giorgio.
Io tornai fuori per vedere se con le cinque donne andava tutto bene. In quel momento l'uomo alto, barbuto che prima non ero riuscita a servire venne colpito da una pistola: dei signori, che probabilmente erano degli agenti segreti francesi, vestiti di blu, col giubotto antiproiettile, gli spararono, non facendo nè rumore, nè facendosi troppo notare, infatti ebbero la cortezza di sparire immediatamente.
Io riuscì a notare la scritta che aveva uno di loro, quello che sparò che era sicuramente il capo, sulla maglia di dietro. Erano quattro lettere.
Corsi dentro per dirlo a mia mamma.
...ma sapevo che le cose non sarebbero finite li...
Il giorno seguente di prima mattina ci svegliammo tutti (dormivano in pescheria, eravamo io, mia mamma, mio papà, mia sorella (?) e anche altri bambini (?)) perchè sapevamo che sarebbero tornati, per me.
Li vedevo dalla finestra che si stavano preparando, si stavano vestendo, e stavano caricando le armi.
Io mi nascosi in una specie di sgabuzzino, ma fuori dalla finestra di questo sgabuzzino si mise uno di loro che con una specie di pistola laser iniziò a colpirmi ripetutamente: tutto ciò non mi provocava dolore, ma mi stava lentamente uccidendo (forse era velenosa... forse toccava qualche punto debole, non lo so!). Io feci finta di esser morta, ma lui continuava e continuava.
Successivamente uccisero mia sorella, e mia mamma e mio papà erano disperati. Io ero morta, ma c'era la mia anima che cercava di consolare i miei. Quindi li seguivo e anzi: se potevo mi mettevo in braccio loro.
Al giorno del funerale erano presenti anche gli agenti segreti francesi che mi avevano uccisa; mia mamma li ignorò totalmente. Finito il rito funebre io mi misi in bracci suo e cercai di consolarla.
L'uomo che mi aveva uccisa era molto dispiaciuto, ma doveva farlo per ordini superiori; detto ciò venne ucciso a sua volta dall'uomo che ancora giorni prima aveva ammazzato il barbuto che io non riuscì a servire. E scappò via sulla sua macchina nera.

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