venerdì 4 dicembre 2009

Nuovo / vecchio

Questo blog non mi appartiene più... proprio no!
In passato avevo un blog, che ho deciso di chiudere nell'estate - autunno 2007...
Poi ho aperto questo, che mi ha accompagnata per altri due anni circa... e ora che siamo agli inizi di dicembre 2009 lo chiudo. Logicamente non lo chiuderò virtualmente, ma lo lascerò a se stesso... lascerò che chi lo trovi lo legga e ne deduca quel che desidera. Ma non sono più io quella che si legge qui dentro.
In più, che dire, la Spagna si avvicina... lo sanno ancora in pochi che parto, e mancano esattamente 38 giorni!

Ora aprirò un altro blog, lentamente lo costruirò, e farà parte di me!
Vi posterò il link :-)

mercoledì 23 settembre 2009

Vaffanculo!

Vaffanculo al morbo di crohn
Vaffanculo all'amenorrea
Vaffanculo al pentacol
Vaffanculo all'intolleranza al lattosio
Vaffanculo alla mia dieta alimentare
Vaffanculo al tumore di mia nonna
Vaffanuclo al fatto che non riesco ad andare avanti con gli esami
Vaffanculo alla segreteria erasmus di Trieste
Vaffanculo a questi esami che mi fanno schifo
Vaffanculo alla mia twingo distrutta
Vaffanculo al collare che devo portare
Vaffanculo a chi non mi vuole bene
Vaffanculo a chi mi fa soffrire
Vaffanculo a chi, quando parlo, mi sbadiglia in faccia
Vaffanculo a chi mi prende in giro

...sono stufa... sono stanca...

mercoledì 26 agosto 2009

Le donne in rinascita

Dedicato a mia Mamma che ha subito un lutto; a Yola che si sta trasformando; a Simona che cerca di dimenticare; a Nunzia che le è stata vomitata addosso tutta la verità; a Monica che ricerca perennemente un Uomo; alle mie amiche di pancia che sanno chi è il Sig. Crohn; a Stefania che si agita per ricercare se stessa; a Torty che cerca di metabolizzare un dolore tanto grande; a Eleonora che ha vissuto un anno analogo; e a me stessa... soprattutto a me stessa...

"Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi, dopo la catastrofe, dopo la caduta, che uno dice è finita. No. Finita mai, per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina antiuomo che ti fa la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina hai un esame peggio che a scuola. Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà, deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno e questo noviziato non finisce mai, e sei tu che lo fai durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo, che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno si infiltri nella tua vita. Peggio, se ci rimani presa in mezzo tu, poi ci soffri come un cane. Sei stanca. C'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto, e così stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre. "io sto bene così, sto bene così, sto meglio così" e il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasque, in quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima, ed è passato tanto tempo e ce ne hai buttata talmente tanta, di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio, perché non sai più chi sei diventata. Comunque sia andata, ora sei qui. E so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta. Nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine, ed è stata crisi. E hai pianto. Dio, quanto piangete ragazze... Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance. E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate ragazze. Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "perché faccio così?" "com'è che ripeto sempre lo stesso schema?" "sono forse pazza?" Se lo sono chiesto tutte. E allora... vai, giù con la ruspa nella tua storia, a due, quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli, un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque. Ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti. Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova "te", perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima, prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente, innamorarsi di nuovo di sé stessi o farlo per la prima volta è come un diesel, parte piano. Bisogna insistere, ma quando va in corsa... E' un'avventura ricostruire sé stesse, la più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende, o dal taglio dei capelli. Io ho sempre adorato donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono vedere e capire "attenti il cantiere è aperto stiamo lavorando per voi... ma soprattutto per noi stesse". Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia, per chi la incontra e per se stessa. E' la primavera a novembre, quando meno te la aspetti."


Jack Folla - Diego Cugia

lunedì 24 agosto 2009

Una giornata particolare

Qualche giorno fa Clarice mandò una mail ad una persona estremamente importante per lei, non ricevette risposta; nonostante ciò, credendo fermamente nell'amore che aveva legato lei e il diretto interessato, si organizzò per la serata che gli aveva promesso: un invito a cena per le ore 20.00, per cercare di risaldare un rapporto... un invito a cena che sarebbe dovuto esser chiarificatore e riappacificatore.
Andò a far la spesa e verso le 18.00 iniziò a cucinare, non sapendo nemmeno se lui sarebbe mai venuto, ma ottimista e carica d'emozioni stava cucinando per una persona a cui voleva molto bene.
Peperoni ripieni di tacchino e pomodorini, orecchiete con salsiccia e zucchine e per finire una macedonia era il menù della serata.
Erano quasi le 20.00, mancava circa un quarto d'ora, giusto il tempo per incipriarsi e mettersi un po' di trucco sugli occhi... aveva anche pensato al vestito: una bella maglia bianca con dei pantaloni neri da abbinare ai nuovi orecchini che aveva comperato il giorno prima alla manifestazione medievale.
Ormai erano le 20.00, e benchè nessuno le aveva dato alcuna conferma per la cena lei aveva preparato la tavola con gran cura: piatti e posate si intonavano coi bicchieri per il vino che stava in frigo (un bianco di Villa Rusiz).
Ormai erano le 20.15 e nessuno ancora suonava...
Alle 20.30 capì che nessuno sarebbe arrivato.
Mangiò il suo peperone e la sua porzione di orecchiette, prese una scodella e ci mise dentro un po' di macedonia da mangiare davanti la TV.
La cosa positiva, pensò sorridendo: dovrò lavare meno piatti...
Chinò nuovamente il viso sulla scodella di macedonia e continuò a mangiare, facendo finta che nulla fosse mai successo.

La sua amica le suggerì che forse non era mai arrivata l'e-mail. "perchè mai?" chiese Clarice... perchè qualche giorno prima che lei spedisse la mail era arrivata una notifica che avvertiva che stava per scadere il contratto per quella casella di posta.
Infatti a Clarice era venuto il dubbio più volte e avrebbe volentieri inoltrato la mail ad altri indirizzi, ma aveva paura di risultare petulante, pesante, opprimente.
Avrebbe potuto chiamare il suo amico Tayne, che sicuramente le avrebbe detto: si la casella è ancora attiva, oppure no la casella non è più attiva.

Quel che desidera pensare adesso è che l'e-mail sia certamente arrivata, ma questa persona non ha più alcun interesse a risanare un rapporto.

Ora è seduta sul divano che mangia la sua macedonia assieme ai gatti che le siedono accanto guardandola negli occhi.

martedì 28 luglio 2009

Fase 1

E così ebbe inizio la cura farmacologica...
PENTACOL 800 mg compresse

Sto passando momenti di sconforto molto forti perchè mi sento sola difronte a ciò che sto vivendo, forse un cardiopatico, forse un diabetico, forse un altro cronhiano potrebbe capire cosa significa prendere 3 pastiglie al giorno, fisse per mesi...
Sono un po' triste perchè ciò che sento dentro è difficile da spiegare agli altri, da esternare e devo sempre nascondere tutto dietro un sorriso, dietro un atteggiamento simpatico e solare, anche quando nell'intestino mi si scatena l'inferno, anche quando corro in bagno, anche quando mi sento male perchè mangio la roba fritta che non dovrei nemmeno vedere da lontano...

Sto lentamente smettendo di bere il caffè, e il prossimo obiettivo e dire "ciao ciao" alla mia passione da tabagista, in futuro eliminerò la birra, il vino, l'alcol in toto e così via finchè il drago che sputa nella mia pancia non smetterà di esistere.

Vorrei tornare indietro di un anno, due anni, correre dai dottori e dirgli: guardate che a distanza di pochi mesi svilupperò quel che ho...
Vorrei mandare a cagare Cattinara, anzi il Dottor Antonio Vram, perchè non è stato in grado di farmi una colonscopia come si deve; vorrei mandare a cagare il laboratorio di analisi di Cattinara perchè non sono stati in grado di trovare il sangue nelle feci, che si vede chiaro e tondo nelle foto del mio intestino e che innumerevoli volte ho mostrato a mia mamma: feci con sangue e muco tendo a dire ad ogni dottore che mi visita.

Vorrei parlare con quel maledetto Dio e chiedergli perchè a me, chiedergli perchè mi ha fatto passare dei mesi di merda.
Vorrei prender carta e penna e fare una simpatica scaletta di ciò che mi è accaduto nell'ultimo anno, un anno pesantissimo, che non auguro a nessuno.
Questa famiglia si è trovata a toccare il fondo da ogni punto di vista... e io, lo dico sinceramente, mi sono sentita sola, veramente sola: bene o male tutti erano impegnati a stare accanto a mia nonna e a mia mamma...
Moltissime volte sono stata zitta, ho mentito sul "come te sta?", quando la pancia bruciava e nemmeno un ghiacciolo avrebbe spento le fiamme. Moltissime volte ho detto di star bene e magari avevo il culo infiammato per le tante volte che ero stata in gabinetto.

E ora? ora spero che tutto sia finito. Tra poco parto e chiudo definitivamente questo anno di merda che è da depennare dalla mia vita... un anno fatto di malattie, lutti, abbandoni...

mercoledì 15 luglio 2009

Nuoterò con te ma contro di te

Voglio dedicare questo libro "Nuoterò con te ma contro di te" (di Teresa Cioni) a tutte quelle persone che hanno saputo starmi vicino in quest'anno, e anche a chi, purtroppo non ha saputo capirmi, non è riuscito a supportarmi.
Ho perdonato chi mi ha abbandonata nel buio, e ho compreso che forse pretendevo troppo in cambio di nulla...
http://digilander.libero.it/gazzprinc/articoli/cultura3/nuotero0.html

Il 22 si torna ad Aviano!
Non è importante come io stia adesso, è importante che voi sappiate che "ci sto provando, tutto il resto non conta..."

domenica 21 giugno 2009

Riflessione conclusiva

Ieri sera ho avuto modo di parlare a lungo con una ragazza... che mi ha fatto aprire gli occhi su moltissime cose; un po' le stesse cose di cui mi parla la mia psicoterapeuta (ormai ex psicoterapeuta); un po' le stesse cose che mi trasmette il mio organismo attraverso la malattia.
Quando ci si trova davanti ad un bivio... che si fa? tanti attendono, tanti pensano, tanti invece si buttano sia un po' a destra, che un po' a sinistra; altri decidono per una strada soltanto...
ed è così che il mio organismo, attraverso la patologia, che fa'? rimane ancorato a questo bivio... non sa cosa tenere nel corpo, nè cosa lasciar andare... è un problema di discernimento radicato nella mia psiche, che non ha saputo accogliere le grida di aiuto, e che dunque si è riversato ormai in maniera cronica sull'organismo.
Bè, è da una vita che io vivo ancorata ai bivi. Perchè dover scegliere quando le cose possono accadere da sè? ...infatti il non scegliere mi ha portato soltanto guai fino ad ora... sia in campo personale, che sentimentale, nonchè "lavorativo".
C'è la destra e c'è la sinistra, entrambe con altrettante possibilità e con altrettanti bivi... e sinceramente, a posteriori, mi chiedo: e una volta che rimango ferma davanti al bivio? non accadrà nulla: il pensare non muove di certo le azioni... non è il potere della mente a far accadere le cose (almeno io la vedo così...); invece l'agire, che sia con la luce aperta o con la luce chiusa, o con un minuscolo lumino o una candela, ci fa smuovere da questa situazione di stasi.
Invece quel che dobbiamo fare è scegliere una strada, andare a tentoni, tastare, toccare; magari non avremo la lucidità per capire cosa fare e ci prenderemo un sacco di testate, ma così facendo avremo sicuramente capito che quella strada ci fa prendere testate. Se invece rimaniamo fermi al bivio, non sapremo mai cosa ci riservano le varie possibilità, ci roderemo l'interno e svilupperemo (credo di esser un bellissimo esempio io) patologie autoimmuni e croniche...

























Mi ci son voluti non pochi mesi per capire questa cosa, ed è stato con l'aiuto di una persona, scoperta forse per caso (che oggi devo ringraziare), che ho capito cosa devo fare ora, oggi, per sentirmi realmente bene. Questa persona è un ragazzo che ho scoperto nella mia vita essere più presente di quanto pensassi, una persona presente da parecchi anni ma che non avevo mai valutato con occhi diversi; una persona che quando ero ad Aviano era presente, una persona che quando ero a casa seduta sul gabinetto era presente; una persona che devo ringrazire perchè realmente interessata. Ha saputo rispettare i miei tempi ed ha sorriso quando gli ho detto che non posso più mangiare il gelato...
Mi ha fatto capire l'importanza errata che io dessi agli altri rispetto a quella che dovrei dare a me; mi ha fatto capire quanto è importante il singolo rispetto al gruppo...
Eppure dopo un po' mi ha fatto intendere che la mia strada, sotto certi aspetti, è un'altra. Con questa persona, sì, ho riscoperto l'amore, ma non nel modo che potete intendere voi... ho riscoperto un lato dell'amore che credevo perduto.
E quindi, grazie ed a causa di lui, mi sono trovata per l'ennesima volta davanti ad un bivio. Ormai la psicoterapeuta non c'è più, e non perchè sia morta, semplicemente perchè ha visto che da sola sono uscita da una situazione di merda che sfido chiunque a vivere. E pochi giorni fa mi ha detto che per quanto le riguarda non ho più bisogno della terapia...
Questa volta, trovatami dinanzi al bivio, ho scelto in fretta. Di mezzo c'erano (ci sono) la mia vita sentimentale, la mia vita emotiva, la mia sensibilità, il mio passato, il mio presente, il mio futuro, ed il mio erasmus in Spagna. Ho ragionato, cercando di vedere oltre le apparenze, cercando di conciliare per quanto possibile la ragionevole mente col l'istintivo cuore/sentimento; e alla fine ho concluso, nonchè agito. In qualunque modo si risolveranno e si svilupperanno le cose a cui io ho dato l'imput sarò serena... perchè ho scelto, anzichè rimanere imbambolata fissa in un punto senza coraggio di scelta.

[Sto ingrassando nuovamente :-) dai 48 che avevo ero passata a 39 kg, con un picco minimo di 37... e attualmente peso quasi 43 kg. Vorrei far vedere a tutto il mondo il fatto che le mestruazioni mi sono tornate dopo mesi di ciclo artificiale. Purtroppo ci sono persone che mi hanno salutato nel mio momento peggiore, attorno a febbraio marzo e che ora non vedono in me questi cambiamenti; mi dispiace principalmente per loro perchè avranno, in futuro, un'opinione di me realmente diversa da come sono... e forse queste persone, sotto sotto, sono talmente prese da loro stesse per non ricredersi sul fatto che qualcuno, anche se immerso nella merda, possa uscirne!
Mi dispiace per chi, quando passo per la mensa mi guarda con gli occhi di quando si vede una ragazza anoressica; mi dispiace per chi lavora in mensa che ogni giorno mi dice che non posso mangiare solo pasta in bianco.]

Ma ringrazio col cuore alcune persone che hanno saputo capire il mio dolore in questi mesi... sono persone che forse non ho mai ringraziato realmente... e che nel momento del bisogno, benchè io abbia un carattere di merda, hanno saputo raccogliermi col cucchiaino. Persone saltate fuori dal nulla, persone che non vedevo da mesi...
A posteriori concludo che: sono strafelice di aver passato questi mesi d'inferno; e non perchè io sia un'impeccabile leopardiana pessimista, semplicemente perchè grazie alla merda ho rivalutato la gioia di vivere.

venerdì 19 giugno 2009

Il giudizio di un gatto

[...Ero con Nik, Bedo e Grido. Tutti e quattro stavamo per partire, quando Nik ci disse che bisognava andare a prendere l'alcol e la droga. Spendemmo 50€ a testa tra birre e droga... io non ero poi convinta perchè tanto sapevo che non avrei consumato nulla di tutto ciò, salvo le birre.
Cambio scena
Mi dissero che dovevano improvvisamente partire per la Russia e che andavano con la macchina di qualcuno che gli dava un passaggio, quindi iniziammo ad organizzare tutte le valigie, benchè io sarei partita.
Tirai su da terra il mio asciugamano che era pieno di falene, bruchi giganti, ragni schiacciati e altri insetti giganti mezzi morti.
Cambio scena
Qualcuno mi disse che doveva scrivere le parole con Q, quelle con la CQ e quelle con la C.
Cambio scena
Stavo finalmente sostenendo il mio esame di filosofia; il giudice era un gatto nero, che scappò all'improvviso.
La professoressa mi chiese di parlare del primato della ragion pratica di Fichte, ma io le citai il sommo bene di Kant, nonchè i tre principi di Dio, immortalità dell'anima e libertà.
E ad un certo le dissi che nonostante tutto siamo tutti HOMO HOMINI LUPUS.
Cambio scena
Andai a chiedere a Martina se mi prestava il cane che doveva fare da giudice, ma mi disse che era impegnato; quindi presi il mio gatto rosso Mimi. Lo misi al posto del giudice e continuai a parlare. Mimi dopo circa trenta secondi si addormentò, e i professori mi dissero che se i gatti dormono ascoltano meglio...]

[...Mi trovai con mia mamma e con il mio ex in un negozio di bambini; mia mamma era nuovamente incinta, non l'aveva ancora detto ma tutti lo sapevamo! io le presi una bellissima cornice a forma di pesce entro cui avrebbe potuto mettere la sua foto assieme al nuovo bambino (sarebbe stata una bambina, piccola e bionda!).
Il mio ex vagava alla ricerca di un accappatoio per sua cugina...]

mercoledì 17 giugno 2009

Nuovi sogni con unico SOGGETTO

Andavo in ospedale a trovare il mio ex... stava molto male... e ci andavo con un mio carissimo amico. Davanti al mio ex iniziai a parlare del biondo con cui attualmente mi frequento... e lui come se niente fosse un po' ascoltava, un po' faceva altro.
All'improvviso mi trovai con Bedo in giro per la città, e un immigrato musulmano mi chiese 50 euro, io non glieli diedi... allora lui mi rubò la borsa dicendomi che non me l'avrebbe mai tornata se non gli avessi dato quei 50 euro.
Stava sorgendo il sole, io e Bedo eravamo nello stesso posto di prima, e vedevamo la mecca, quando tutti iniziarono a mettersi per terra per pregare... lo fece anche la mia amica e le chiesi perchè visto che non era musulmana. Lo feci anch'io.
Dopo la preghiera arrivammmo all'università e c'erano lì tutti gli studenti ersamus, in particolare un grosso numero di olandesi.
Lì incontrai il biondo che mi blaterava qualcosa su noi due, ma in particolare parlava del mio ex che conosce anche lui!
Io ed il mio ex ci guardammo negli occhi e capimmo di voler tornare insieme. Allegri e felici, scherzammo tutti insieme sul fatto che per un periodo io ed il biondo ci eravamo frequentati.



Ero incinta, ma non del mio ex, nè di nessun altro uomo: incinta e basta. La bambina venne alla luce il 15 agosto! Io stavo tornano con la coriera da un posto pieno di zingari (infatti uno mi parlava in spagnolo facendomi vedere cinque eruo bruciati)...
Appena entrata in coriera raccolsi anch'io cinque euro da terra!
Lì ero con mia nonna e una mia compagna di corso che da piccola ha subito violenze e per la strada incontrammo un altro mio amico che da piccolo è stato picchiato violentemente dal papà!
Arrivammo a Trieste... era il 17 agosto (giorno del mio compleanno), passeggiavo x la città, senza la bambina, e vidi il mio ex che non si fermò nemmeno a farmi gli auguri. Camminai oltre, passai davanti alla chiesa di Via Rossetti e vidi una cassa da morto con la macchina da funerale! Il mio ex mi seguiva per la strada venendomi dietro, scrutandomi, ma sempre nell'ombra: nessuno dei due parlava e salutava l'altro. E questo silenzio stava distruggendo entrambi.



Dovevo partecipare ad una gara da corsa, ma mi avevano rubato l'auto entro cui c'erano le scarpe da ginnastica per correre. Io le cercavo disperatamente...
Nel frattempo arrivò il mio ex che si era tinto i capelli di biondo (lui è morissimo!!! e biondo sembrerebbe una barzelletta!!!)... mi disse che se li era tinti perchè tanto ormai ognuno faceva dei propri capelli quel che voleva ed erano in tanti a tingerseli...

sabato 6 giugno 2009

Tutto sanguina 2

Convincevo mia mamma del fatto che doveva tagliarmi (con un coltello da cucina) il pollice sinistro della mano, l'alluce snistro del piede e il seno sinistro.
Lei mi tagliò queste tre parti del corpo; anche se il corpo senza quelle parti iniziava a star male, perdevo troppo sangue e soffrivo anche interiormente. Ripresi i brandelli del mio corpo e cercai di riattaccarmeli addosso: con dei tovaglioli da cucina e della colla.
Cambio scena
Decisi di correre in ospedale perchè stavo veramente malissimo (andai all'ospedale infantile... semplicemente perchè nella realtà è veramente a due passi da casa mia) e i dottori dell'ospedale (erano un uomo ed una donna) mi videro arrivare tutta fasciata ed insanguinata...
Spiegai loro che avevo convinto mia mamma a tagliarmi quelle parti del corpo, ma loro non ci credevano e pensavano che io facessi parte di una setta satanica super segreta e che stavo per essere immortalata.
Cambio scena
Ormai i brandelli riattaccatti al corpo stavano diventando cancrena, stavano ingiallendo e tutto iniziava a perder vita.
Cambio scena
Mia mamma mi disse che finchè non avrei riattaccatto quelle parti in maniera adeguata non sarei partita per la vacanza in montagna.

venerdì 5 giugno 2009

Tutto sanguina

[...I crampi erano sempre più forti, ma ormai sapevo che il mio intestino si comportava così. Era un'abitudine, triste ma ormai duratura abitudine. Non ci facevo nemmeno più caso, tanto che continuavo ad andare in giro per la città.
Cambio scena
I crampi cessarono, quasi. Ma iniziai a sanguinare dalla vagina... come se le mestruazioni, che raramente ho avuto naturalamente fossero iniziate. Sapevo che non erano le mestruazioni, sapevo che era altro. L'utero era dolorante, pungeva e mi sentivo un vuoto mortale all'interno del basso ventre.
Cambio scena
Giravo in macchina con i miei, che non volevano portarmi in osepedale perchè in testa loro i miei dolori erano immagginari; quindi continuavo a vedere questo sangue che sgorgava dalle mie gambe. Era uno spettacolo veramente poco carino, soprattutto perchè non avevo la forza emotiva per controllare il pianto.
Il sangue usciva ed usciva... e non si fermava.
Cambio scena
Continuavamo a girare in macchina, in tondo, senza una meta; l'obiettivo era non portarmi in ospedale...]

lunedì 18 maggio 2009

Ultimi sogni

E' difficile spiegare cosa sogni io ultimamente: un misto tra realtà, incontri onirici e sogno vero e proprio nel senso di atemporalità, aspazialità...
La realtà è la parte più nuda e cruda; come una mamma in piedi su una sedia dinanzi al pergolo; o come un ricovero ospedaliero senza via d'uscita; del cibo trasmessomi per endovena... o un esame a cui vengo ripetutamente bocciata: questa potrebbe sembrare la parte più semplice da vivere e da interpretare, ma sotto sotto è quella più meschina, quella più archetipa, che mi rimanda alle origini di tutti i traumi che sto lentamente superando.
Gli incontri onirici son quelli più utili, sono rivelatori, perchè riesco a parlare con quelle parti di me che non vengono allo scoperto di giorno. Riesco a capire il perchè di mille miei atteggiamenti. Una notte incontro una mamma diversa, una notte un papà che non è il mio, una notte una zingara e una notte ancora un fratello morto... Sono sogni questi che non mi indicano null'altro che le mie innumerevoli sfacettature, rivelandosi per quel che sono io.
[Vorrei riferirmi qui al discorso che Michele mi ha fatto a Napoli: il tempo per me è maturo, ora basta che io abbia IL coraggio per uscire allo scoperto.]
Il sogno vero e proprio è per il momento la parte meno comprensibile del mio sonno. Sognare è sempre stato per me molto divertente ed evasivo, nonchè tragico e drammatico, d'altronde come ogni altro lato della mia istrionica esistenza (si noti bene: istrionica, non narcisistica!); ma vorrei capire il reale significato di tutti quegli oggetti che si presentano e che hanno un ruolo che riesco a comprendere come per illuminazione: delle pergamene un po' nuove un po' antiche, una meravigliosa mostra di cappelli della belle epoque...

Rimane per me fondamentale sognare, tanto quanto respirare e cibarsi (anche se il mio rapporto con il cibo è un tantino in contrasto ciò non significa che io non lo ritenga necessario alla sopravvivenza); il sogno è una sorta di rivelazione dalla quale la mente e così l'uomo non possono evadere: dinanzi al sogno il mondo ti si apre, perchè il mondo sei tu e null'altro che tu. Ed è quando che il tuo mondo (una sorta di verità psichica propria) ti si apre che allora hai in mano la chiave di lettura per il mondo tutto!
Detta così sembra alquanto semplicistica la mia visione della vita, ma così ritengo che sia:
l'uomo necessita di comprensione, dapprima di se stesso, conseguentemente e dunque anche normalmente, degli altri, del mondo intero, della realtà che lo circonda, dell'universus in toto (universus nel senso di "tutte le cose"). Per spiegare il tutto in termini filomatematici potrei affermare che la comprensione del proprio mondo è una condizione strettamente necessaria, ma non sufficiente alla comprensione dell'universus.
Strettamente necessaria per le ragioni che ho nominato prima: un po' riferendomi a Jung sostengo che solo comprendendo l'inconscio intimo e personale si possa accedere quasi per magia all'inconscio collettivo [«Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente...Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma , nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo»]; non sufficiente perchè, mi sembra abbastanza logico, esiste pure chi si limita alla comprensione del proprio mondo e non ha la capacità di andare oltre (gli autistici per esempio riconoscono il proprio mondo, che è anche la propria sicurezza; ma ciò che sta oltre è per loro una minaccia; si noti bene infatti che ogni sintomo è una sorta di arrangiamento che la mente trova per vivere bene o male serenamente).

E forse, anzi quasi sicuramente, è per questo che fin'ora gran parte delle mie relazioni sono andate un po' a farsi benedire. Necessitavo sempre e comunque, senza pormi nemmeno troppe domande, di essere circondata da persone a loro modo stabili, le quali finivano per destabilizzarsi a causa mia; ricercavo in loro la stabilità di cui avevo IO bisogno, senza trovarla in me. Creavo rapporti un po' malati un po' dipendenti, senza rendermi conto che la felicità e la stabilità dipendevano e dipendono tuttora da me.
Bè, un salto di qualità, un salto psichico (vorrei chiamarla "zona di sviluppo prossimale" ispirandomi a Vygotskij, benchè lui la riferisca allo sviluppo cognitivo e non personale, come sto facendo io) di tre mesi: dal buio più totale alla luce.

AU REVOIR!

venerdì 15 maggio 2009

Filius lunae dixit

Nel corso della Storia numerosi sono gli esempi di uomini che ritennero imminente “la fine del mondo”. In realtà questa sembra una ulteriore ed estrema p r o i e z i o n e soggettiva elevata a scala mondiale (ossia, secondo la coscienza soggettiva, onnicomprensiva) di una situazione personale, vedremo quanto 'critica': dal greco krisis, scelta.
Qualora nella vita di tali persone si verifichi un cambiamento radicale (in ambito familiare, professionale, esistenziale) questa proiezione ‘fantasma’, come nel caso di alcuni sogni, diviene una rappresentazione mentale di prova di come potrà essere (secondo le proprie aspirazioni) il futuro.
A seconda della personalità più o meno strutturata o forte questo messianismo tout court ossessionerà il soggetto, facendogli perdere l’obiettività e il contatto con la realtà.
Un esempio semantico è illuminante al riguardo: Il termine greco telos, nel Secondo Testamento, è da intendersi come ‘il fine, lo scopo’ raggiunto o da raggiungere e non la fine di una situazione o cosa. Esso deriva da tello ‘partire per un punto o meta precisi’; dunque per questo concetto base del contesto religioso/esistenziale, il telos non è da intendersi come un evento: la ‘fine del mondo’ bensì come un’azione da svolgere e compiere: il fine della vita umana o del mondo.
Ci si potrebbe domandare ora: ma dove ha origine tale concezione dell’uomo?
Come abbiamo visto nei casi riportati, il soggetto colpito da mancanze o cambiamenti radicali tende a ‘inscenare’ una rappresentazione da fine del mondo, quando nella realtà ciò che accade è solo una fine del ‘suo mondo’ fino ad allora vissuto.
Nell’interiorità si origina tutto e da lì si dovrà dipanare la matassa della vita.
E’ nell’Imago femminile che si concentra ogni simbolo dell’ancestrale desiderio di rientrare in comunione con la Natura (nel presente contesto si tratta del desiderio di un mondo migliore).
Anche la Natura è, a sua volta, un’entità femminile eterna e primordiale, che si ripropone in tutte le manifestazioni di ogni singola femminilità e di ogni entità, essendo la proiezione individuale un esito della emanazione plenaria della Dea, come figura riflessa all’infinito in innumerevoli erotiche, nel senso più ampio, possibilità espressive.
Tutto quello che si afferma dell’inconscio è detto per lo più in termini religiosi: questo non solo perché l’uomo è homo religiosus ma anche, specificatamente, perché i contenuti dell’inconscio (un insieme di insiemi infiniti secondo Jung) sembrano ‘comportarsi’ in modo numinoso in quanto che nell’inconscio e nel sogno vigono: aspazialità, atemporalità, uguaglianza e intercambiabilità fra cose eterogenee nello stato di veglia, compenetrazione reciproca, etc. e questo spiega l’impatto emotivo forte che il linguaggio religioso ha sull’uomo.
Se nel Vangelo secondo Giovanni l’escatologìa (la dottrina sulle cose ultime) è presenziale (l’escaton è qui e ora), nella visione del mondo della Dea, alla quale faccio riferimento, non c’è escatologìa e nemmeno messianismo.
Nel Medioevo, si, c’è stato un certo messianismo al femminile (vedi l’esempio di Aradia de Toscano, nata nel 1313, in ambito dell’Antica Religione e Guglielma la Boema, nata nel 1269 circa, ai margini dell’ortodossia cristiana) ma esso è sorto come reazione al messianismo oppressivo e perentorio dell’epoca; inoltre esso fu un messianismo sui generis dato che riproponeva la Dea, in ultima analisi sempre presente e sempre agente nel Mondo ‘sua’ creatura.

http://filtrodamore.blogspot.com/search?q=Fine+del+mondo

mercoledì 13 maggio 2009

Sofia Huber

E' nata a Trieste il 20 luglio 1914. Non so bene che aspetto avesse, ma era sicuramente piccola e bionda, carina, un po' aspra o acida, arrogante... istruita, colta, un po' tedesca, un po' istriana, era Triestina. Come una di quelle belle "mule de Trieste": donne di casa, donne di mondo, lavoratrici, mamme, mogli e amiche, amanti e mondane. Era sicuramente bionda e aveva ciò che io non ho: gli occhi azzurri. Era molto più formosa e amava i cappelli, grandi, pacchiani, che davano nell'occhio e che le risaltavano i ricci. I genitori avevano bottega, magari erano sarti, magari salumieri, avevano sicuramente bottega, ma i suoi studi l'allontanarono da quel mondo.
Conobbe un uomo, più grande di lei, di famiglia benestate e molto seducente. Un uomo alto. Un uomo che a distanza di anni è ancora presente nella sua vita e che lo sarà per almeno altri cent'anni. Un uomo sicuramente più tedesco di lei, sicuramente più austro-ungarico nel senso stretto del termine. Si sposarono anche abbastanza presto, attorno ai 24 anni, ma purtoppo Sofia dovette esser accompagnata dalla madre all'altare. Il padre la abbandonò prima; abbandonò la madre, Sofia e la piccola sorella nata da pochissimo.
I due si sposarono e concepirono tre figli: una femmina, un maschio ed una femmina, che attualmemte vivono a Trieste. Le due bambine sono cresciute come la madre: son rimaste bassine, biondine e hanno un'eleganza ed una classe che è nota solo a chi ama il neoclassicismo. Il maschio è diventato come il padre, un uomo pragmatico, senza mezzi termini per cui esiste il bianco o il nero. Un uomo deciso che non si volta indietro se non che per amore.
Sofia è rimasta vedova, e tre anni dopo è morta pure lei. Era un agosto di quasi 21 anni fa, era il 17 agosto, era un giorno caldissimo, un mercoledì pomeriggio.

lunedì 20 aprile 2009

Riflessione di lunedi 20 aprile

L'ego porta a voler dire sempre l'ultima parola, e cosi non finirà mai!!!!
C'è qualcosa di molto più importante in ognuno e va oltre la dimensione terrena, fatta di prevaricazione, conflitto ed affermazione di se attraverso l'arroganza o l'ultima parola.
Bisogna per forza arrivare a provare sofferenza per capire quanto è importante amarsi?
Bisogna per forza arrivare a toccare il fondo per capire che noi siamo gli altri, che gli altri siamo noi, e che quando feriamo qualcuno provochiamo in noi, in verità, la ferita?

sabato 11 aprile 2009

Per una persona

Di fronte a quello che mi sta accadendo ormai i miei problemi psico-emotivi non hanno praticamente più alcun rilievo...
Mi chiedo seriamente l'importanza reale che il mondo dà alla vita.
Alla fine sapete cosa vi dico? la gente si lascia, si molla, litiga, perde il lavoro, non si parla... e gran parte della gente è troppo impegnata a fare tutto ciò piuttosto che a pensare a vivere, a voler bene all'altro, ad amare chi gli sta accanto. Purtroppo sono poche le situazioni che ti permettono di capire che la vita è ben altro rispetto a "il moroso mi ha lasciato", oppure "ho preso 18 all'esame"... bè... cosa vorrei trovare domani nell'uovo di pasqua? non Marco, nè una laurea, nè un lavoro o una casa, ma il bambino che ha perso mia mamma... vorrei che quel piccolo essere di 3cm a cui ha smesso di battere il cuore tornasse lì, per crescere e nascere tra qualche mese.
Bè, ho sempre vissuto le mie innumerevoli peripezie (moroso, amici, pare mentali assurde, malattie...) come cose e situazioni insoromontabili e dalle quali non c'era via d'uscita, e invece l'unica realtà che non ha via d'uscita è la morte.
Una persona a cui voglio bene ora non c'è accanto a me, ma so che è viva e questo mi basta; sto parecchio male fisicamente, ma non ho tumori o malattie terminali e questo dovrebbe farmi star bene... e infatti sto bene.
E' la gente che si lamenta per ogni minima stronzata e che non è in grado di guardare le soluzioni per quello che sono... è la gente che vuole far finta di cercare soluzioni più grandi di se stesse e non si accontenta di quello che ha...
bè, io mi sarei accontentata di stare sola, senza quella persona, senza una laurea, magari calva, orribile e stupida, ma con un fratello / sorella... e invece ogni castello che ormai tutti si erano costruiti è caduto, in circa 3 secondi.
E lo strazio più terribile è vedere la propria mamma che piange per la morte di un figlio non ancora nato, non ancora partorito, senza un nome, una data, un sesso, un carattere...
Quei pochi istanti sono bastati a disilludere aspettative, idee, pensieri, sogni, ambizioni... sono bastati a far star male una famiglia intera che non sa gestire una situazione più grande di quello che sembra: una morte!

Non c'è un motivo preciso per cui ho scritto tutto ciò... mia mamma se ne sta in letto a piangere e a mangiare merendine, mio papà lavora 25 ore al giorno, perchè il solo fermarsi lo farebbe riflettere troppo su ciò che è successo, ed io non esprimo più di tanto se non che scrivendo. Una volta mi sentivo più libera di esprimere soprattutto in compagnia di qualcuno in particolare, ma ora che questo qualcuno se n'è andato devo adattarmi di conseguenza.

Voglio solo dire a chi legge che non deve passare la vita a dare importanza a stronzate...
...perchè se un giorno la persona che avete tanto amato ed odiato, la persona con cui avete litigato troppo, che avete mandato a cagare definitivamente non ci sarà più, vendereste gambe e braccia solo per vederla 5 minuti in lontananza e capire che tutti quei problemi che voi indicavate con la parola "merda" sono un nulla difronte ad altro...

Quanto tempo ho sprecato a litigare invece che a vivere... e io avevo / ho la possibilità di vivere; mi chiedo perchè a qualcuno, come al piccolo fratello che avrei avuto, questa è stata negata...

Lui è esistito nella vita di tutti noi per circa 10 giorni... aveva anche il suo uovo di pasqua, la sua firma sul biglietto di auguri per Nonno Bruno e un paio di scarpette nuovissime che gli aveva preso Zia Lella, nonchè un bellissimo ricamo che gli stavo facendo io a punto croce... e ora di lui esiste una piccola cartella clinica, il cui nome è "aborto interno 10+6"...

Voglio comunicarvi di non lasciar nulla in sospeso, di parlare, di comunicare e di voler bene, perchè finchè c'è l'amore, l'affetto c'è tutto: io e mia mamma non ci sopportiamo, eppure chi l'ha accompagnata in ospedale? IO.
Spero di evitare agli altri di fare ciò che ho fatto io: vivere dando importanza a leggere sottigliezze, anzichè a reali sentimenti... e qui mi riferisco in particolare ad una situazione.

martedì 7 aprile 2009

Ciclicità 1

Sotto sotto le cose si ripetono, esiste nella mia vita, così come nel mondo tutto una ciclicità che, benchè nota, ci, mi sbalordisce di continuo.
Ciclicità, questa, che si concretizza spesso nelle relazioni, sentimentali, affettive, famigliari... è tutto un susseguirsi di situazioni, più o meno reali, più o meno contradittorie e più o meno fraintendibili, che vanno e vengono come i pensieri di chi le crea.
E alla fine, dopo aver creato queste situazioni, che bene o male dovevano nascere, perchè noi, caratterialmente e sentimentalmente, le partoriamo, ci ritroviamo con in mano un pugno di nulla... un pugno di ricordi...
Un pugno di ricordi piacevoli, tristi, su cui sorridere, su cui dire "di nuovo...", di nuovo perchè si spera di capire dall'evento ciclico accaduto precedentemente.

Proprio il mio amico Teine (lui sa chi è :-D) vive ciclicamente: i suoi cicli durano solitamente 2 anni e ogni 2 anni egli cade nella depressione e nel baratro più totale, dal quale si rialza nell'arco di massimo 3 mesi.
E ora cosa mi dice lui? mi dice che devo credere in ciò che faccio; io ciò credo!
mi dice che devo lavorare per me stessa ma mantenendo uno scopo, ormai ritengo impossibile, di base; io lavoro su me, ma lo scopo è andato a farsi benedire...
mi dice che ho proprio una vita sfigata; non ho una vita sfigata, sono io che per sentirmi viva, è triste da dire, in questo momento della vita ho bisogno di soffrire.
E soffrire non serve a un bel niente, se non che a crescere (parole di Marco foiba). Infatti lui non mi augura ogni bene, ma qualche male, affinchè io possa capire, per tempo, cosa, come, quando e perchè sbaglio... affinchè io possa, come dice lui, recuperare ciò che è ancora recuperabile, magari in extremis, magari con una toppa...

Domani saprò se avrò un fratello o una sorella; la cosa mi emoziona, moltissimo.

E ora non rimane nient'altro che aspettare... cosa non lo so, magari un treno dei desideri, magari una carovana (?), magari una fata turchina, una strega... aspettare; ed aspettando, e sperando che non si creino ulteriori fraintendimenti, agire, in buona fede.

Ho la vita stracolma di fraintendimenti, di cose non dette, pensieri non pronunciati e riflessioni tenute per me... se avessi parlato per tempo con chi di dovere ora guarderei il tutto, la famiglia, la gravidanza della mamma e pure la ciclicità maleddeta con più convinzione e consapevolezza.
E vabè...

sabato 28 febbraio 2009

Serata lavorativa

Mio papà e Giorgio mi appioppano due clienti tedeschi, anzi austriaci di Salisburgo, venuti a Trieste per vedere la vecchia perla d'Austria, mi dicono.
Molto orgogliosa di ciò, perchè fino a prova contraria mia nonna era Gottinger, li servo per bene e me li curo per tutta la serata.
Mi chiedono da bere e non uno squallidissimo vino da bettola di San Giacomo, bensì il famoso FRANCHIAQUARTA... che, ok... premettendo che le mie conoscenze vinicole sono, si, limitate, ma non fino a questo punto: capisco immediatamente che il franchiaquarta, da loro chiestomi insistentemente, NON ESISTE! allora gli offro un buonissimo BERLUCCHI (buono per chi apprezza le bollicine...).
Loro lo bevono di gusto e solo dopo circa mezzora, grazie all'astuzia del papà, comprendo che il franchiaquarta era un FRANCIACORTA! ben fatta Giara, mi dico: IL BERLUCCHI è UN FRANCIACORTA!
I "gnocchi" ora mi chiedono un piatto misto per due di marinati e crudi... e io per accontentarli gli metto tutto ciò che c'è in vetrina, comprese le new entries: gamberi con noci e mela verde e salmone con funghi e rucola!
Molto soddisfatti mangiano di brutto per chiedermi in seguito un fritto misto... "mit kartoffeln" aggiunge l'uomo tedesco; ma io gli faccio notare, un po' tristemente, un po' ridendogli in faccia perchè un tedesco mi aveva chiesto proprio delle patate, che non abbiamo patate, purtroppo!
Prima di degustare il fritto misto mangiano due dondoldi, e li vedo molto soddisfatti, nonchè sorpresi!
Nel frattempo i due simpaticoni continuavano a chiedermi bicchieri di franchiaquarta (berlucchi), ma eccolo che: colpo di scena! vogliono passare ad un vino fermo... io gli offro tutto quel che abbiamo: primosic, cociancic, la viarte, villanova... e loro cosa scelgono? uno chardonnay di primosic (niente male devo dire...) ed iniziano ora la lunga bevuta del fermo!
Il tempo passa (circa 2 ore...) ed i bicchieri sul loro tavolo aumentano... fin'ora siamo a circa 10 bicchieri a testa (misto tra berlucchi e chardonnay). Una bottiglia riempie 7 bicchieri... quindi fate voi il calcolo!
A quasi fine serata gli offriamo i bicchierini di fragole e cioccolato venchi che diamo piò o meno a tutti i clienti. La signora pensa sia caviale e infatti mi domanda un pezzo di pane, ma le faccio notare che è cioccolata... quindi ride ed inizia a mangiare
Ora vogliono una grappa, ma una GRAPPA MORDBI'DA COMO OLIO mi dicono, per PULIRE GOLA, NON COUGH COUGH mi fanno capire. Cosa gli porto, cosa non gli porto? gli chiedo se vogliono un nuovo vino dolce di Pantelleria, molto buono... gli chiedo se vogliono del Marsala... ma questi NEIN NEIN GRAPPA! e allora... la Prime Uve è finita, passiamo all'antica grapperia (e si fanno fuori la bottiglia!).
Finita la grappa mi domandano altri due bicchieri di chardonnay, ma eccoli che dopo un paio di giri tornano al berlucchi, che credo ha lasciato un segno nel loro cuore, ormai!
Conclusione della serata: i due austriaci, molto soddisfatti dell'aspetto culinario, hanno bevuto 20 bicchieri in 2 passando dal berlucchi allo chardonnay, e dalla grappa allo chardonnay per tornare al berlucchi: della serie facciamoci del male!
Hanno speso qualcosa come 120€ in due e mi hanno lasciato 15€ di mancia!
DIREI BENONE!

I clienti successivi non erano dei migliori, infatti mi hanno maltrattata e, anche se non è il termine più adatto, denigrata!
Erano in tre: una vecchiaccia con un caschetto grigio, una bionda tinta dal sorriso finto ed ebete, e un vecchio con la barba che ho scoperto essere il scenografo del rossetti!
bene... la bionda mi chiede tre franciacorta... berlucchi, montenisa, monterossa, gatti... cerco di convincerla a bere il berlucchi, perchè avevamo la bottiglia già aperta! e lei mi risponde "questi li conosco tutti... mi accontenterò di un berlucchi" (come se fosse l'acqua del cesso!). Le verso i tre bicchieri e le chied se vuole qualcosa da mangiare, la sua risposta acida e maleducata è: si grazie, ma non facciamo con lei! aspettiamo qualcun'altro!
[questi sono i momenti in cui devo stare zitta, altrimenti il mio animo vendicativo e sgarbato potrebbe saltar fuori tutto d'un colpo!]
Quindi li serve Giorgio... alla bionda mette in piatto pure il slamone coi funghi e con la rucola, e la tipa sostiene che il salmone è affumicato! Le dico che non è affumicato, che anzi: è crudo! Lei, dicendomi "aspetti che chiediamo a lui e vediamo chi ha ragione" viene brutalmente smentita da Giorgio, che assiste alla scena. (da notare che la vecchia non mi ha nemmeno domandato scusa!).
Ora vogliono qualcosa di fermo, e visto e considerato che Giorgio e papà sono impegnati con altri clienti, sono obbligati a chiedere a me! Mi chiedono TUTTA LA VETRINA! E QUANDO DICO TUTTA: INTENDO TUTTA!
Non fidandosi di me attendono Giorgio che gliela ridica... chissà che io, dalla mia stupidità, non gli dicessi cavoli per capuzzi! meglio esser previdenti, no!?
Alla fine vogliono un Tocai di Villanova...
Dunque mangiano, bevono... e chiedono il conto SEPARATO! E hanno anche da ridire sul fatto che, secondo loro, chi ha fatto il conto, dunque io, ha sbagliato! perchè affermano e sostengono che c'è un calice in più "è stata la signorina" dice la bionda! La signorina, io, va la e gli fa notare che il calice che secondo loro è di troppo è proprio della bionda e che dunque la signora non ha sbagliato un bel niente!
Pagano, se ne vanno e non mi salutano!

venerdì 6 febbraio 2009

La mia morte

Ho sognato spesso situazioni nelle quali rischiavo di morire, ma sempre, riuscivo a salvarmi... o mi svegliavo, o scappavo, o facevo delle lunghe ed acrobatiche capriole.
Questa notte invece, di fronte alla morte, sono morta... durante il sogno non ho fatto nulla per scappare dalla morte. Mi sono lasciata andare.
La cosa mi sembra abbastanza emblematica, e non so se si ricolleghi più al morbo di crohn, all'ovaio policistico, alle mie caratteristiche border-line o ai miei attacchi di ansia. O forse non è nient'altro che tutto ciò mescolato... ed il sogno è solamente la ciliegina sulla torta!

Comunque...

Stavo lavorando in pescheria (di sera), quando arrivò un gruppo di cinque donne che si misero fuori ordinando una bottiglia di ribolla gialla. Una di queste donne, bionda e molto riccia, quasi dai capelli crespi, tendeva a comandare le altre, dicendo se potevano mangiare o meno. Infatti un'altra venne da me e in segreto mi ordinò qualche sardone (alici), gambero e pedocio (cozze) fritto da portare per asporto. Io rientrai e mi feci passare da mia mamma, che era dietro il bancone, 5 bicchieri e la bottiglia di vino.
Nel frattempo arrivò un uomo, barbuto, alto, vecchio, dall'aria francese e colta. Questo si piazzò davanti al bancone, ed iniziò a chiedermi se per cortesia lo servivo. Io gli dissi che doveva avere pazienza un attimo perchè stavo servendo le signore.
Lui nel frattempo si fece servire da Giorgio.
Io tornai fuori per vedere se con le cinque donne andava tutto bene. In quel momento l'uomo alto, barbuto che prima non ero riuscita a servire venne colpito da una pistola: dei signori, che probabilmente erano degli agenti segreti francesi, vestiti di blu, col giubotto antiproiettile, gli spararono, non facendo nè rumore, nè facendosi troppo notare, infatti ebbero la cortezza di sparire immediatamente.
Io riuscì a notare la scritta che aveva uno di loro, quello che sparò che era sicuramente il capo, sulla maglia di dietro. Erano quattro lettere.
Corsi dentro per dirlo a mia mamma.
...ma sapevo che le cose non sarebbero finite li...
Il giorno seguente di prima mattina ci svegliammo tutti (dormivano in pescheria, eravamo io, mia mamma, mio papà, mia sorella (?) e anche altri bambini (?)) perchè sapevamo che sarebbero tornati, per me.
Li vedevo dalla finestra che si stavano preparando, si stavano vestendo, e stavano caricando le armi.
Io mi nascosi in una specie di sgabuzzino, ma fuori dalla finestra di questo sgabuzzino si mise uno di loro che con una specie di pistola laser iniziò a colpirmi ripetutamente: tutto ciò non mi provocava dolore, ma mi stava lentamente uccidendo (forse era velenosa... forse toccava qualche punto debole, non lo so!). Io feci finta di esser morta, ma lui continuava e continuava.
Successivamente uccisero mia sorella, e mia mamma e mio papà erano disperati. Io ero morta, ma c'era la mia anima che cercava di consolare i miei. Quindi li seguivo e anzi: se potevo mi mettevo in braccio loro.
Al giorno del funerale erano presenti anche gli agenti segreti francesi che mi avevano uccisa; mia mamma li ignorò totalmente. Finito il rito funebre io mi misi in bracci suo e cercai di consolarla.
L'uomo che mi aveva uccisa era molto dispiaciuto, ma doveva farlo per ordini superiori; detto ciò venne ucciso a sua volta dall'uomo che ancora giorni prima aveva ammazzato il barbuto che io non riuscì a servire. E scappò via sulla sua macchina nera.

domenica 11 gennaio 2009

La vittima che diventa carnefice

[...io, mia mamma, mio nonno, mia nonna e mia zia eravamo rinchiusi in una specie di campo di concentramento. Avevamo appena definito la fuga. Ma prima di scappare avrei dovuto rubare dei salumi (salami, formaggi...) e dei vestiti!
Cambio scena
Dopo averli rubati dovevamo entrare in un bagno, o uno alla volta o tutti insieme e lavarci. I bagni erano pieni di telecamere (i campi di concentramento moderni erano molto più attrezzati!!!), quindi dovevo nascondere la borsa coi salumi e coi vestiti molto velocemente, sperando che i nazisti non si accorgessero.
Cambio scena
Io ero molto lenta a lavarmi in bagno, ma la verità era che non riuscivo a nascondere la borsa! Mi affacciai alla finestra e cercai di capire, parlando col detenuto che stava dall'altra parte della strada, se sul tetto ci fossero i cecchini. Lui mi disse che sul tetto c'era il cecchino David! Visto e considerato che c'era il cecchino non potevamo ancora scappare.
Cambio scena
La nostra tecnica di fuga sarebbe stata questa: lanciare la borsa oltre il filo spinato e dopo di che fare un lungo salto oltre il filo. Ma non avremmo potuto fare niente di tutto questo!...]

Una morte improvvisa

[...Ero in camera dei miei, mia mamma era a letto e mi stava comunicando che il giorno seguente sarebbe morta: avevano deciso che, dopo quello che aveva fatto, le avrebbero iniettato un veleno nel sangue (genere pena di morte americana). Io non ci credevo, stavo malissimo e piangevo, singhiozzavo. Non potevo credere che dal nulla, da un giorno all'altro mi avrebbero tolto la mamma.
Cambio scena
Lei era sempre distesa a letto; piangendo le dissi quello che non le avevo mai detto: se per tutta la vita ero sempre stata così fredda, e poco affettuosa, lei comunque doveva sapere che le volevo moltissimo bene (queste sono state le testuali parole). E che non accettavo il fatto che se ne sarebbe andata. Come avrei fatto senza di lei?
Piangevo, piangevo e battevo i piedi in camera non potendomi capacitare all'idea che il giorno seguente sarebbe morta e che io non potevo farci nulla.
Cambio scena
Arrivò il giorno seguente; io e mio papà l'accompagnammo nel luogo dove sarebbe morta. Lei salì le scale e dopo un po' ritorno in strada; le chiesi entro quanto sarebbe morta "un paio di ore" mi rispose...]