sabato 31 maggio 2008

Scorci notturni II

Avevo cercato di chiamare un certo Marco, e la TIM mi mandò un sms con scritto che i soldi nel cellulare erano 22,07 euro

Posteggiavo in via Resmann, e Pierpaolo (papà di mio moroso) dalla finestra guardava tutte le mie manovre

La percezione degli altri

[...Eravamo io, Marco Pedicchio, Nik, Bedo, Yola, Riccardo e stavamo comperando i biglietti per andare a vedere l'ultimo Indiana Jones, alle torri. In quel momento eravamo seduti al bar, ed io stavo sulle gambe di Marco, chissà Nik avrebbe potuto pensare che io stessi con lui. Comprammo i biglietti ed entrammo.
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Io entrai per prima, gli altri dovevano prendere pop corn, andare al gabinetto... Indiana Jones era stato proiettato nella sala 5, che al momento era la sala vicina ai bagni. Avevo il posto 16A, peccato che invece che 16A sulla sedia del cinema c'era scritto 16AM e c'erano pure dei giubotti con degli zaini, non sapevo che fare, quindi chiesi a degli spettatori se dall'altra parte della fila c'era il posto 16A. Ma loro mi dissero che era proprio quello il posto 16A, benchè ci fosse scritto 16AM. C'erano però dei giubotti quindi mi guardai in giro per capire se c'erano 6 posti vicini per non disturbare chi aveva occupato il mio posto impropriamente, ma nulla da fare. Dunque mi venne in mente che alcuni di noi 6 avevano preso il biglietto in ritardo e quindi non saremmo per nulla al mondo stati seduti vicini! Per fortuna gli zaini erano delle due signore della fila davanti che spostarono tutto molto velocemente sistemando gli averi in una maniera quasi maniacale.
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Ci sedemmo ma ci ritrovammo nella prima fila; davanti a noi c'erano lo schermo e dietro lo schermo c'era la vetrina che dava dritta sulla fontana delle torri. Tutti guardavano dentro ed io non riuscivo a porre attenzione al film, quindi me ne andai.
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Mi ritrovai a camminare per Via del Lazzaretto Vecchio assieme a Riccardo e ad un altro uomo. Riccardo mi importunava e mi infastidiva chiedendomi cose sul sesso anale, dunque lo guardai negli occhi e lo mandai a cagare con tutto il cuore. Cercavo di tirare pugni a Riccardo, ma un po' inutilmente considerando che mi teneva ferma per le braccia! Mi diressi dunque verso il baretto in cui erano andati quegli altri dopo aver visto il film. Entrai e c'erano pure Ruben e Pod.
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Tirai fuori il cellulare, e solamente dal tatto capii che non era il mio telefono: Pod e Lollo Matt avevano scambiato il mio con quello di Pod. Dunque irritata volli il mio indietro, ma nel cambiare la scheda mi cadde tutto a terra. Ruben prese dalla mia borsa la ricevuta della parrucchiera e iniziò a leggere dicendo che ero brutta, stupida e come una biscia. Al che gli risposi che lui puzzava, che era peloso e antipatico. Lui si alzò e stava per tirarmi un pugno in faccia quando lo feci ragionare: Ruben, se tu insulti me, io insulto te. Quindi accettalo! Lui tornò a sedersi dov'era e si zittì!
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Yola uscì di corsa dal baretto, vestita molto elegante: aveva un paio di stivali in pelle grigi, pantacollant e una maglia abbastanza lunga. Fuori aveva appena iniziato a diluviare; le chiesi dove stava andando e lei mi rispose che Marco la stava aspettando per andare a cena che aveva cucinato la pizza. Io non capivo perchè se ne stesse andando in quel momento: la serata non era ancora iniziata! Uscì di corsa, ma mise un piede in una pozzanghera; piangeva disperata perchè le se erano bagnate le scarpe, dunque se le tolse e camminò scalza sotto l'acqua bagnandosi totalmente. Io le dissi che se si spogliava faceva peggio e che comunque non c'era problema perchè erano solo che vestiti! vestiti e nient'altro! ma lei mi rispose che erano i vestiti di Londra e che erano troppo importanti per farsi bagnare...]

lunedì 26 maggio 2008

Ingegneria ambientale vs Scienze ambientali

[...Ero seduta attorno al tavolo in cucina assieme ai miei; sui soliti posti: io in mezzo, mia mamma alla sinistra e mio papà alla destra. Discutevamo del fatto che Marco, mio moroso, stava dando un sacco di esami. Mio papà mi chiedeva cosa stesse studiando esattamente in Spagna. Io gli spiegai che a Trieste faceva ingegneria ambientale, mentre in Spagna scienze ambientali. Mio papà dunque mi chiedeva quale fosse la differenza perchè a lui sembravano uguali. Gli dissi che studiando ingegneria si diventava ingegnere, studiando invece l'atra cosa non lo si diventava, e anzi non di diventava nulla! Dunque lui non vedeva il problema.
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Nemmeno mia mamma vedeva il problema: mi chiese dunque di farle un esempio affinchè capissero la differenza tra le due facoltà. Io le dissi che ad ingegneria si studiava principalmente fisica quantistica e fisica matematica, mentre a scienze ambientali non si faceva nulla di tutto ciò, ma in compenso si facevano belle e rilassanti passeggiate nei boschi.
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Mio papà capì immediatamente la differenza e disse che Marco aveva certamente scelto in maniera adeguata poichè era una persona molto intelligente, anche se troppo statica e poco sciolta. Mia mamma continuava a non capire... ma si illuminò tutto d'un tratto!!!
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"Come la Carlao!!! Come la Carlao!!!" urlava per la cucina. Io le chiesi "Come la Carlao cosa?"; mi rispose che anche la Carlao aveva studiato per molti anni, e molto approfonditamente la fisica matematica e quella quantistica. Continuò ad urlare "Come la Carlao" interrompendo mio papà che continuava ad interessarsi circa gli studi di mio moroso...]

sabato 24 maggio 2008

Antichi presagi

[... io e Michele andavamo avanti ed indietro per la città, che non somigliava per nulla a Trieste, ma che era Trieste! Prima ci fermammo in un pub texano un po' all'aperto, dove iniziammo a bere molta birra. Stavo così bene in sua compagnia... e avrei tradito volentieri mio moroso, senza tanti se, tanti ma!
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Giravamo per questo pub, che divenne poi una sorta di luna park in riva al mare. Eravamo totalmente ubriachi, tanto che lui mi reggeva per non lasciarmi cadere. Non mi preoccupavo di nulla, tanto sapevo benissimo che mio moroso era in Spagna.
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Dovevo assolutamente trovare una buonissima bottiglia di vino da portare a cena! Michele mi indicò la bottiglia che stava sull'antica barca in legno ormeggiata in porto; barca questa che era visitabile, ma anche piena di spiriti.
Entrammo nella barca strisciano dall'oblò; era piccola dentro, e provavo un terribile senso di claustrofobia; mi tolsi il cappotto e cercai di mettermi a mio agio. Il mobile che conteneva la mia bottiglia di vino era ricco di bacardi e vodka, tanto che tra tutte quelle bottiglie non riconoscevo il vino che doveva rubare!
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Entrai nelle stanze da letto della barca: in una stanza c'era una bambina di circa 7 anni, con una lunga camicia da notte bianca, dal viso pallido, e dai lunghi capelli biondi raccolti in due trecce che mi raccontava che a forza di esser stata richiamata dal mondo dei morti ormai il suo spirito era intrappolato in quella barca. Distesa sul letto, ranicchiata e dal corpo totalmente rinsecchito c'era sua sorelle; più piccola di lei, e morta in tenerà età... Mi facevano paura quelle bambine, non volevo guardarle perchè erano spiriti, erano morti che mi parlavano. E sapevo in quel momento, come ho sempre saputo, che una volta affrontata la paura di guardarli in faccia, si sarebbero ripresentati per chiedermi aiuto; perchè io il dono ce l'avevo...]

venerdì 23 maggio 2008

Scorci notturni

Le ballerine nere erano talmente rotte, perchè le avevo calpestate saltantodi sopra, che non potevo più indossarle: nonostante ciò volevo metterle comunque.

Le coste delle Bretagna erano estese, ricche di dirupi sul mare; ma il tempo, benchè l'acqua fosse di un limpidissimo blu dalmazia, era terribilmente temporalesco.

Mi tagliavo i capelli da sola.

Dopo il primo appuntamento

[...Ero a casa di Vincenzo e Lucia, a Rochester, in America. Uscì dalla porta che dava sul bellissimo giardino verde e fuori ad attendermi seduta dietro ad una grande scrivania grigia c'era la psicoterapeuta. Ma era veramente lei? o era una sostituta?
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Inizia a ricordare della prima volta che entrai nello studio. Fui introdotta lì da un uomo, alto, abbastanza grosso e mezzo spelacchiato, con gli occhi, età circa 35 anni. Lui era una sorta di segretario, ma operava pure lui nel campo della psicoterapia.
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La nuova psicoterapeuta che mi stava attendendo dietro la scrivania in giardino non era quella che avevo già conosciuto. Anche questa aveva i capelli rossi, ma non era bella come l'altra; anche questa aveva un taglio corto, ma non come quello dell'altra. Io volevo l'altra! Non volevo lei! Non sapevo nemmeno chi fosse e sembrava ignorante, come una che aveva studiato dai giornaletti o dai siti internet, e per di più mi parlava solo che in triestino!
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Le feci capire che volevo la Lorenzi e non lei! ma mi venne risposto che la Lorenzi non aveva più posto per me, che era troppo impegnata...
Io non capivo se dovevo rassegnarmi ed iniziare con questa nuova sconosciuta... o se insistere! ...]

venerdì 16 maggio 2008

Tempo di guerra

[...Ero assieme ai miei vecchi compagni di classe, alla gente della SAS ed alla mia vecchia prof di ginnastica, la Pittoni. Ci guardavamo tutti attorno, in questa grande aula magna rossa, sporca, e piena d'edera. Dovevano allenarci.
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Era tempo d'andare a Valencia assieme a quelli della SAS, e per fortuna che la casa che avevamo affittao era letteralmente dietro l'angolo, e anche già aperta: c'erano le chiavi appese alla porta. Entrammo e feci vedere a Francesca che non era per niente male la casa, lei annuì dicendomi che era proprio carina!
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Tornammo in aula magna, c'era persino Luigi Calligaris, che era tornato dalla Normale di Pisa! Chissà perchè! Forse per salutare la Pittoni, o forse per venire a Valencia con noi.
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Sbarcarono immediatamente gli americani; erano venuti a salvarci dalla guerra che era appena scoppiata tra l'occidente e l'oriente (cinesi principalmente, ma pure islamici). Uscì a vedere chi erano questi americani, che si accamparono per strada, nei bunker della città, ed in riva al mare: erano giovani ragazzi, ma soprattutto giovani ragazze: belle, alte, bionde, formose, e molto preparate militarmente! ...]

sabato 3 maggio 2008

Segnali premonitori

[...Stavo entrando nella stanza buia, quella dove c'erano i gatti morti. Ma morti come? c'era lì un addetto speciale che li prendeva per il collo e iniziava a sbattergli la testa contro il muro, finchè questa non si spiaccicava, fino a scomparire. L'addetto mi fece vedere questo gatto con la testa totalmente frantumata ed insanguinata... io non capivo perchè facevano questa cosa. Cambio scena Mi disse di prendere in mano un gatto, quello nero, e di sbattergli la testa contro il muro fino a quando non sarebbe morto. Io non riuscivo a fare ciò perchè pensavo a Mimi e Pru , i miei due bellissimi gatti, ma in qualche modo ero obbligata nel farlo. Se volevo entrare nella setta dovevo uccidere il gatto...]

...Vidi il giorno seguente a San Giacomo un gatto morto in mezzo alla strada, con la testa schiacciata da una macchina ed attorno a lui del sangue; accanto c'era un altro gatto, fermo immobile che lo osservava, forse sperando che si rialzasse dall'asfalto...