venerdì 13 giugno 2008

La fine del mondo

[...C'era la neve, ma non faceva poi così freddo. Dalla collina potevo vedere tutta la città, e soprattutto la pista di plastica da sci vicino alla casa dei miei nonni. Continuava a nevicare, e tutti sapevano che la fine del mondo era vicino... ma nessuno aveva voluto ascoltarmi quando dicevo di costruire un bunker. Nessuno! L'unica via di fuga era la speranza, ormai. Quella data era già arrivata... gli ultimi 4 anni della mia vita erano passati velocissimamente: non avrei mai aperto il mio studio, non avrei mai preso la seconda laurea in lettere classiche, nè avrei mai avuto dei figli... Avrei potuto viver di più...
Cambio scena
Chiamavo mio papà insistentemente perchè dovevo raggiungere lui e mia mamma per metterci in salvo. Al momento ero dal ragazzo a cui do ripetizioni, e proprio in quell'istante mi chiamarono i genitori di un ragazzo adottato per chiedermi quanto prendevo all'ora e se ero referenziata: dissi loro che Nicolò (il ragazzo a cui do ripetizioni) grazie a me era passato dal 5 al 7 in filosofia. Loro mi chiesero se ero razzista, perchè se così fosse non avrei mai potuto dar lezioni private al loro figlio.
Cambio scena
Finalmente trovai i miei genitori; discutevamo sul dove nasconderci e ripararci. Sapevamo che a breve ci sarebbero stati inondazioni, terremoti, frane, colpi di sole... Dove ripararci dunque? nessuno lo sapeva... e da dire che io ero da anni a conoscenza che il mondo sarebbe finito! Ma nessuno aveva mai voluto ascoltarmi... Chissà se Marco in spagna si sarebbe salvato.
Cambio scena
La casa dentro cui cercammo riparo era vecchia come un rudere, e stracolma di antichi mobili ottocenteschi nascosti sotto grigie lenzuola. Forse ci avrebbe salvato lo spirito della vecchia casa...]

P.S. il sogno è correlato all'angolatura del sole

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggo eh?
Aspetto il gran finale!
Ciao!

Anonimo ha detto...

Giara Giara... Un giorno potremmo trovarci e vedere se troviamo delle analogie tra i nostri sogni apocalittici ;) Però io non ho una produzione onirica così costante e varia!!!

:*

Filius Lunae ha detto...

Nel corso della Storia numerosi sono gli esempi di uomini che ritennero imminente “la fine del mondo”. In realtà questa sembra una ulteriore ed estrema p r o i e z i o n e soggettiva elevata a scala mondiale (ossia, secondo la coscienza soggettiva, onnicomprensiva) di una situazione personale, vedremo quanto 'critica': dal greco krisis, scelta.
Qualora nella vita di tali persone si verifichi un cambiamento radicale (in ambito familiare, professionale, esistenziale) questa proiezione ‘fantasma’, come nel caso di alcuni sogni, diviene una rappresentazione mentale di prova di come potrà essere (secondo le proprie aspirazioni) il futuro.
A seconda della personalità più o meno strutturata o forte questo messianismo tout court ossessionerà il soggetto, facendogli perdere l’obiettività e il contatto con la realtà.
Un esempio semantico è illuminante al riguardo: Il termine greco telos, nel Secondo Testamento, è da intendersi come ‘il fine, lo scopo’ raggiunto o da raggiungere e non la fine di una situazione o cosa. Esso deriva da tello ‘partire per un punto o meta precisi’; dunque per questo concetto base del contesto religioso/esistenziale, il telos non è da intendersi come un evento: la ‘fine del mondo’ bensì come un’azione da svolgere e compiere: il fine della vita umana o del mondo.
Ci si potrebbe domandare ora: ma dove ha origine tale concezione dell’uomo?
Come abbiamo visto nei casi riportati, il soggetto colpito da mancanze o cambiamenti radicali tende a ‘inscenare’ una rappresentazione da fine del mondo, quando nella realtà ciò che accade è solo una fine del ‘suo mondo’ fino ad allora vissuto.
Nell’interiorità si origina tutto e da lì si dovrà dipanare la matassa della vita.
E’ nell’Imago femminile che si concentra ogni simbolo dell’ancestrale desiderio di rientrare in comunione con la Natura (nel presente contesto si tratta del desiderio di un mondo migliore).
Anche la Natura è, a sua volta, un’entità femminile eterna e primordiale, che si ripropone in tutte le manifestazioni di ogni singola femminilità e di ogni entità, essendo la proiezione individuale un esito della emanazione plenaria della Dea, come figura riflessa all’infinito in innumerevoli erotiche, nel senso più ampio, possibilità espressive.
Tutto quello che si afferma dell’inconscio è detto per lo più in termini religiosi: questo non solo perché l’uomo è homo religiosus ma anche, specificatamente, perché i contenuti dell’inconscio (un insieme di insiemi infiniti secondo Jung) sembrano ‘comportarsi’ in modo numinoso in quanto che nell’inconscio e nel sogno vigono: aspazialità, atemporalità, uguaglianza e intercambiabilità fra cose eterogenee nello stato di veglia, compenetrazione reciproca, etc. e questo spiega l’impatto emotivo forte che il linguaggio religioso ha sull’uomo.
Se nel Vangelo secondo Giovanni l’escatologìa (la dottrina sulle cose ultime) è presenziale (l’escaton è qui e ora), nella visione del mondo della Dea, alla quale faccio riferimento, non c’è escatologìa e nemmeno messianismo.
Nel Medioevo, si, c’è stato un certo messianismo al femminile (vedi l’esempio di Aradia de Toscano, nata nel 1313, in ambito dell’Antica Religione e Guglielma la Boema, nata nel 1269 circa, ai margini dell’ortodossia cristiana) ma esso è sorto come reazione al messianismo oppressivo e perentorio dell’epoca; inoltre esso fu un messianismo sui generis dato che riproponeva la Dea, in ultima analisi sempre presente e sempre agente nel Mondo ‘sua’ creatura.

http://filtrodamore.blogspot.com/search?q=Fine+del+mondo