sabato 1 marzo 2008

Distrattamente abbandonata (e gelosamente ossessionata)

E mi sento abbandonata, distrattamente, non volutamente, ma amorevolmente abbandonata. So che il pensiero di "Giara" è lì, schematizzato in quel cervello e idealmente rappresentato in quel cuore. Come? come sono, come sono i miei gesti (o le mie gesta, istrionicamente parlando), com'è quel che faccio, come sono gli oggetti sui quali cerco di imprimere le giaresche forme... Come? come sono, come sono molto più piccola di te, molto più bassa di te, molto più bionda e pallida di te...
I sogni mi racchiudono nel mondo ovattato per alcune ore, incantandomi sulla fatalità, sull'assurdità così ragionevole ed intima e privata di quegli attimi, in cui atemporalità, aspazialità ed egocentrismo regnano. Ma sono debole, forse per volontà, forse per casualità o per momentanea necessità. Si sono debole, a tratti narcisista, a tratti megalomane, a volte istrionica; ero pseudologica fantastica... e gli strascichi si notano pure ore, quando spalanco gli occhi con meraviglia dinanzi a discorsi, eventi, sensazioni e modi di fare che non mi sono mai appartenuti, ma che in un certo qual senso, lontano dalla quotidianità mi appartengono; forse realmente; forse immaginariamente.
Ma ognuno trova una sicurezza, chi nello psicoterapeuta, chi nella lettura, chi negli antidolorifici, convinto di curar la malattia ma speranzoso di curare il "mal di vivere", chi nella musica, chi negli altri.
E forse a tratti è meglio sopravvivere in solitudine, che vivere fittiziamente sulle spalle di qualcuno o qualcosa: caghi, non fai altro che cagare, ti rotoli nella tua merda, cerchi di sopravvivere togliendoti le croste dagli occhi e dalla bocca, ma alla fine ne esci più signore di prima; piangi sulle spalle di qualcuno, ti sfoghi, e fai finta di sorridere. Preferisco decisamente la prima opzione alla seconda, benchè sia più faticosa e meno profumata.
Eppure questi distrattamente abbandonati (e gelosamente ossessionati), come son io ora, non fanno nient'altro che sedersi, pensare pessimisticamente, farsi venir il mal di testa, il mal di pancia ed un sacco di disturbi psicosomatici... ma il tutto nasce da una debolezza interna, che risorge in quei momenti più o meno difficili, ma decisamente bisognosi di qualcuno o qualcosa.
http://it.youtube.com/watch?v=1hpX1KqWMeo
"Come te sta?" mi è stato chiesto proprio ieri; e sto bene, lo giuro: sto bene. Molto bene. Ma le psicosi, gli altri, la paura in sè mi spaventano. I sogni notturni e quelli diurni mi sconvolgono.
Ti guardi attorno, qualcosa ti si stringe "dentro", ti senti impossibilitato nei movimenti, ma ben disposto nel pensare, ancora più negativamete a quel che ti circonda. Ti piace, a momenti, vivere e soffrire, perchè è di quello che hai bisogno per saper riconoscere la felicità e la tranquillità, quando sopravvengono. Ma quando sopravvengono? sempre quando sorridi, mai quando piangi. E la tristezza, l'amarezza, la paura, l'ossessione? dove se ne vanno? svaniscono momentaneamente nei sogni, nel blog.

Ho paura di parlarne apertamente. Ho paura a parlartene apertamente.

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