mercoledì 19 marzo 2008

Maledette contraddizioni: scritto interamente egocentrico

Sono terribilmente insoddisfatta, ma felicemente serena.
Non so per quanto a lungo ancora potrò sostenere questa imperturbaile tempesta emozionale. Ora sono in piena fase "buferica"! Non so bene come spiegare quel che mi accade, per il semplice fatto che non lo capisco nemmeno io; ma d'altro canto: quando mai ho capito quel che mi passava per la testa? capisco solamente i miei sogni, inconfondibili ed eterni compagni notturni, nonchè gli umani, che spesso vedono in me una sorta di "colei che capisce gli altri" (Pietro docet).
Da un mese a questa parte avrei il desiderio di tornare in terapia... un po' mi mancano quelle sedute standard e rassicuranti, che mi hanno accompagnato per molti anni... mi manca la fiducia di una persona e l'assoluta libertà di parlare sapendo che non verrò giudacata; non vengo spesso giudicata, perchè chi mi ama consiglia, non giudica, eppure ho il terrore, l'angoscia di esser osservata, scrutata e giudicata, forse perchè questo è ciò che faccio io con gli altri pur di sentirmi meglio; non che in vita mia mi sia aperta solamente con Laura (psicoterapeuta), anzi: ben altri conoscono Giara... Le pseudologie fantastiche son sparite, per la gran parte e finalmente, voglio aggiungere! Ma il narcisismo? quello purtroppo è rimasto. Basti vedere come sto, non intenzionalmente, rompendo le palle alla persona che amo: per il semplice fatto che non essendo ogni santo giorno sotto i suoi occhi e sotto le sue attenzioni, allora credo di non esser più parte della sua vita, credo che lui mi abbia cancellata e dimenticata, non rendendomi conto così facendo di portare al limite della sopportazione questa (meravigliosa ed adorabile) persona (che mi sopporta)!. Questo è quello che pensa un narcisista, quello che penso io. Il desiderio sarebbe, logicamente, essere al centro dell'attenzione sempre e comunque; ed io, pur avendo la consapevolezza d'avere questa terribile, ma attraente, secondo il mio punto di vista, psicosi, non riesco a concepire di non poter essere sempre e comunque al centro della vita di tutti, nonchè del mondo. A volte dovrebbero dirmi "cazzo Giara, sta nel tuo e fa meno l'egocentrica". In quell'istante andrebbero a colpire il mio orgoglio, aprendo una delle ferite narcisistiche più grandi e non capendo il gesto di quel che hanno fatto: io cadrei lentamente nella tristezza, per poi risalire e sorridere nuovamente, perchè sarei consapevole che non tutti capiscono gli altri (io infatti non riuscirei a capire qualcuno che soffre di attacchi di panico). E' un po come se un disordinato dicesse ad un ossessivo-compulsivo "Ou, stai più calmo e non agitarti per ogni minima cosa che non viene fatta a regola".
Ho sempre avuto paura a parlare di questo mio "punto debole" perchè, scoperto questo, gli altri potrebbero fare di me quel che desiderano, sotto ogni punto di vista, e pure perchè non tutti capirebbero. Al mondo ci sono pochissime persone che sanno come colpirmi, ma allo stesso tempo sanno pure come rendermi felice. Se mi colpiscono aprendo una grossa ferita io penso "mea culpa", senza mai esternarlo, logicamente: pur sapendo di viver così, non sposto una virgola per agire diversamente, e per lasciar viver gli altri. Ma almeno son consapevole, e dico almeno perchè il 99% dei malati non lo sa, di esser come sono. Conosco i miei limiti!!! Ed è per questo che sono felicemente serena.
Quando Zanettovich (professore di psicanalisi) e la Pellizon (idem) parlano di narcisismo ed affini mi sento chiamata in causa e capisco perfettamente ciò di cui discutono. Più che perfettamente, considerando che son arrivata al punto in cui quando cammino per città son convinta che tutti mi guardino, e quando dico tutti intendo proprio tutti!
Scritto ciò tornerò a studiare Freud, il carissimo e simpaticissimo Freud! Promettendo a chi sa di esser stato chiamato in causa in questo post di esser più tollerante e meno maniacale e possessiva...
...dovremmo parlare... hai ragione...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi viene una battuta, anzi una storiella.
C'era uno alla presentazione di un libro, che quando ha preso il microfono in mano ha esordito così: Non vorrei parlare di nessun racconto in particolare...
Ed ha parlato 10 minuti del SUO racconto.
Penso che quello sconosciuto ti capirebbe :-)
Ciao!

Lapantigana ha detto...

ahahah... e non sai i commenti che ha fatto una mamma a caso, di nome Cristina: bè... alla fin fine però, anche nel racconto el parla SOLO CHE DE LUI!
e aggiungo: è molto più apprezzabile chi parla di se stesso, rispetto a chi parla degli altri! Se racconti la tua vita puoi dialogare all'infinito (rischiando logicamente di annoiare l'interlocutore), se parli di "quello la" sei necessariamente obbligato ad arricchire il tutto con toni terribilmente iperbolici!

Anonimo ha detto...

Ti ho coinvolta, passa :-)